Sempre più dura la vita di un operai del settore metalmeccanico che arriva a superare di poco i mille euro al mese, se si trova almeno a metà del suo percorso lavorativo. La crisi del mercato prima, il Covid dopo e le difficoltà di approvigionamento adesso hanno portato a una "corsa" agli ammortizzatori sociali che ha ridotto la capacità stipendiale delle industrie e, a loro volta, gli operai restano in balia di buste paga poco dignitose.

Mirko Marsella segretario Fim Cisl conferma: «Ci sono enormi difficoltà ad arrivare a fine mese, una famiglia monoreddito non ce la fa affatto. Non possono permettersi non solo una vacanza ma anche certe tipologie di studio fuori sede per i figli».
La fotografia del basso Lazio è infatti impietosa. Non solo le tremila tute rosse ma altre migliaia sono gli operai dell'indotto che gravitano nel Lazio. Il resto, una percentuale più bassa operano in altre regioni o anche all'estero. Diversa sarà la situazione con il Grecale che ha percentuali ribaltate: la maggior parte delle aziende fornitrici arriva dal nord e dall'estero. La catena di fornitura dello stabilimento di Cassino si sta allontanando in misura sempre maggiore dal territorio nazionale.

Siamo a un mese prima del blocco feriale, come vede la situazione di Cassino Plant rispetto alla crisi dei microchip e ai recuperi dei sabati nuovamente annunciati dalla multinazionale?
«La vedo complicata - risponde Marsella - ma è così per tutti gli stabilimenti, non c'è la certezza che nel mese di luglio si lavori durante le giornate del sabato. Chiaramente me lo auguro perché significherebbe dare continuità al mese ma credo che la crisi di microchip comporterà altri fermi. Basti pensare che anche gli stabilimenti in Francia si stanno fermano in maniera più continuata rispetto al passato, la crisi non è affatto superata e non lo sarà neppure a breve termine».

Il gioiello di Cassino Plant, il Grecale, quanta linfa potrà portare in queste condizioni?
«La sfida del mercato è altissima. Bisogna dire che la settimana scorsa c'è stato un solo giorno di fermo e un altro giorno con qualche problema che ha portato alla produzione di soli 40 modelli, per il resto è andata meglio. Ma non dipende dallo stabilimento».

Come vive un operaio con mille euro al mese?
«Gli stipendi sono bassi, quando ci sono poche fermate un operaio supera di poco i mille euro al mese.
Le famiglie mono reddito erano in difficoltà già prima ma adesso con l'inflazione a questi livelli (dal 1990 non avevamo una tale situazione, tra l'altro destinata a salire come dicono gli analisti) è difficilissimo arrivare a fine mese. Basti vedere i prezzi: fare la spesa o affrontare un viaggio con la macchina è diventato un lusso. L'aumento dei costi è pazzesco rispetto agli stipendi e io credo che veramente ci siano difficoltà enormi ad arrivare a fine mese: una famiglia monoreddito non ce la fa. Non si possono permettere una vacanza nonostante si lavori, è impressionante. Alcuni hanno difficoltà anche con lo studio dei figli specie con l'università. Alcuni figli di dipendenti non scelgono un percorso di studi che hanno in testa perché magari la famiglia non può permettersi i costi del fuori sede e sono obbligati a fare scelte che non vorrebbero. E questo pesa sui giovani, sui ragazzi e sul futuro del Paese.

Questa situazione non si risolve con il bonus a cascata di 200 euro per i redditi che non superano i 35.000 euro di reddito, ci vogliono politiche serie, una redistribuzione del reddito con una riforma sul cuneo fiscale, una riforma sulle tasse dei dipendenti in busta paga. Siamo il Paese con le percentuali più alte in Europa. In un momento critico come questo è ora che il governo metta le mani a un taglio serio per abbassare le tasse sul lavoro dipendente. Solo in questo modo si potrà recuperare il potere di acquisto dei lavoratori: i contratti nazionale vanno rinnovati, e va bene, ma per dare un vero equilibrio a una busta paga c'è bisogno che il governo faccia un riforma sui lavoratori dipendenti».