Associazione a delinquere, reati tributari, ma anche un'indebita percezione di 1,2 milioni di euro ai danni dello Stato e truffa allo Stato sull'Iva per 5,1 milioni. Sono tra le accuse che la procura di Frosinone contesta nell'operazione che ha portato a due ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di Arturo Salvatore Di Caprio e Michele Posillipo, entrambi residenti a Cassino nonché a sette obblighi di dimora e al divieto di esercitare l'attività professionale per un anno a carico di un commercialista cassinate. Tra i reati contestati c'è la truffa aggravata ai danni dello Stato.

L'obiettivo, secondo quanto contestato, era l'esonero dell'Iva. Nel mirino dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Frosinone sono finite le dichiarazioni d'intento. In modo particolare le accuse sono rivolte a Di Caprio «quale amministratore di fatto» e Posillipo «quale legale rappresentante delle imprese di trasporto Sagi spa e Girolami srl» oltre che a rappresentanti di società operanti nel commercio all'ingrosso di bevande e di alimentari. Questi «con artifizi e raggiri scrive il gip nell'ordinanza consistiti nel rappresentare falsamente all'Agenzia delle entrate e ai legali rappresentanti» di altre società «la qualità di esportatore abituale»attraverso «la predisposizione e il rilascio... di dichiarazioni d'in tento ideologicamente inveritiere, così ottenendo l'indebito esonero del pagamento dell'Iva, altrimenti dovuta all'erario sulle merci acquistate, inducevano in errore l'amministrazione finanziaria, così conseguendo l'ingiusto profitto pari all'imposta sul valore aggiunto evasa pari a 5.151.747 euro».

Tra le altre ipotesi d'accusa c'è l'indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. In tal caso la Finanza ha indagato sull'ottenimento di un finanziamento da 1,2 milioni di euro, finalizzato e vincolato all'acquisto di 25 trattori e 58 rimorchi «nell'ambito scrive il gip del "Fondo di garanzia a favore delle piccole e medie imprese"». Come descritto nell'ordinanza dal gip «Posillipo presentava la richiesta in proprio omettendo di indicare quale reale dominus della società Di Caprio, peraltro già sottoposto a misure di prevenzione reali e personali e dunque in violazione dell'articolo 67, comma 1, lettera g) D.lgs 159/2011; produceva un contratto preliminare post-datato simulando la sottoscrizione dell'atto in data 4.5.20, successiva alla entrata in vigore del decreto Covid, quando in verità le trattative e le operazioni di scambio erano già state avviate nel precedente mese di gennaio con il versamento di oltre 300.0000 euro a titolo di caparra; il programma di investimento era falsamente qualificato "da iniziare" (atteso che era già stato attivato da mesi) e doveva concludersi entro il 30.9.2020, termine mai rispettato; le finalità perseguite dal finanziamento e indicate sull'istanza di accesso al credito garantito come operazione per "investimento acquisto 25 trattori e 58 rimorchi" non sono state rispettate».

Peraltro, a evidenziare il legame dell'operazione con una vecchia inchiesta, il 4 aprile, nell'aula gup del tribunale di Frosinone, il pm ha chiesto una condanna con il rito abbreviato a quattro anni per Arturo Salvatore Di Caprio. In quel caso l'ipotesi sulla quale ha lavorato la procura frusinate, che contesta anche lì l'associazione a delinquere, è quella della creazione di società vuote per fare acquisti e non pagare i fornitori per quasi 2 milioni di euro.