Sempre più spesso negli ultimi tempi, l'argomento acqua del Melfa, in particolare la sua mancanza, assurge agli onori della cronaca, mentre i ricordi corrono ai decenni passati, quando il prezioso liquido scorreva copioso assicurando l'approvvigionamento idrico a tutti coloro, enti pubblici e privati, che per i più disparati scopi ne facevano richiesta. Oggi la carenza idrica del Melfa si fa sentire all'approssimarsi dei mesi avari di pioggia, fatto che scatena polemiche che poi investono un po' tutti quelli che prelevano acqua dalla Val Canneto fino all'ultima presa per l'irrigazione ai confini tra Atina e Casalvieri. Se n'è parlato il 9 giugno scorso in Commissione agricoltura e ambiente della Regione Lazio: una seduta in cui i sindaci della Valcomino hanno ribadito che la carenza idrica del fiume è legata a ragioni tecniche e giuridiche e che bisogna risalire a una legge del 1956 per conoscere i disciplinari per il prelievo dell'acqua.

Quella legge (firmata il 27 novembre 1956 dagli allora ministri Pier Luigi Romita e Giulio Andreotti) fu scritta tenendo conto delle indicazioni contenute nel progetto esecutivo che la Sial (Società Idroelettrica Alto Liri) presentò in data 3 settembre 1951 per creare l'invaso di Grotta Campanaro, le strutture derivate e quelle per compensazione. Nel progetto in questione si precisava: tra l'impianto di Grotta Campanaro I (prelievo a Canneto) e II, la portata massima era di 80 metri cubi al secondo; "che nei riguardi del patrimonio ittico, il Melfa ed il Mollarino non rivestono specifico interesse"; "le derivazioni praticate dalla Sial sul Melfa anziché pregiudizievoli, costituiranno una attenuazione delle punte di piena".

Il progetto Sial si concretizzò e si costruì l'invaso di Grotta Campanaro; ma il Melfa già da tempo dimostrava la sua generosità con le concessioni per il prelievo d'acqua d'irrigazione e il funzionamento dei mulini (che nel frattempo hanno cessato l'attività) dove la prima era datata 9 luglio 1928. Le concessioni, tra l'altro, riguardarono vari consorzi: Val San Pietro-Canneto (per 18 comuni in provincia di Frosinone), Acquedotto degli Aurunci (per 41 comuni dislocati nelle province di Frosinone, Latina e Campobasso). Una curiosità: la legge del 1956 specificava che: "La concessione è accordata per anni 60 successivi e continui decorrenti dal 16 luglio 1951".