Muore a trentadue anni carcere, il giudice accoglie la richiesta della difesa della famiglia del giovane romano trovato morto in cella nel 2017. E riapre il caso rimandando gli atti al pm per ulteriori approfondimenti investigativi. Una settimana fa a chiedere ancora una volta che fosse fatta giustizia per Mimmo D'Innocenzo fuori dal tribunale di Cassino era stata la mamma, la signora Alessandra, e una piccola delegazione di sostenitori. Il giovane romano, lo ricordiamo, è stato trovato nel 2017 senza vita nel carcere di Cassino. Sul braccio un foro di siringa. I familiari non hanno mai creduto all'ipotesi di una overdose: impossibile per un giovane che non faceva uso di eroina. E, cosa non secondaria, vietata in carcere.

A 29 anni Mimmo decide di smettere con la cocaina ma non ce la fa; una mattina raggiunge un supermercato sotto casa e a volto scoperto tenta una rapina, poi viene arrestato. Inizia a scontare la pena ad Assisi, in comunità. Quando diventa definitiva viene trasferito a Cassino dove, dopo due giorni, muore. La difesa della famiglia, rappresentata dall'avvocato Vitelli, riesce a scoprire attraverso indagini difensive l'esistenza di un testimone che avrebbe riferito di un'iniezione la sera precedente al malore. Forse calmanti. Esisterebbe la testimonianza di un agente di polizia penitenziaria che riferisce di aver accompagnato il ragazzo in infermeria per un malore la sera prima. Ma né medico né infermiera ricordano nulla. E il registro degli ingressi non esiste più. Come pure la gola profonda che raccontò come era andata.

Tanti i sit-in della famiglia e di molti sostenitori, a Cassino a Roma. Pure l'incontro con il ministro Cartabia. La scorsa settimana ancora a Cassino, dove si è celebrata l'udienza di opposizione all'archiviazione per un medico, un'infermiera e un altro detenuto. Il giudice aveva ascoltato le discussioni delle difese e si era riservato. «Lo so che non ci sarà nulla che mi riporterà mio figlio. Ma almeno un po' di giustizia. Per lui e per qualunque essere umano» aveva dichiarato mamma Alessandra a pochi minuti dall'udienza. Ora si riaccende la speranza di andare fino in fondo alla vicenda. E di sapere cosa sia accaduto. La parola adesso passa al pm per ulteriori accertamenti.