Sono scesi di nuovo in strada, davanti allo stabilimento, per far sentire il loro malcontento e la preoccupazione, davanti al rischio di perdere il posto di lavoro. Con loro i sindacati Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs che continuano a chiedere soluzioni per riconoscere e mantenere lavoro e professionalità delle lavoratrici e lavoratori del Cedi di Anagni. Non ci sono, infatti, ancora certezze sul futuro occupazionale dei 200 lavoratori. Per questo ieri si è svolta una ulteriore giornata di mobilitazione promossa da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs che hanno chiesto l'attivazione di un tavolo di crisi presso la Regione Lazio.

«Gli incontri con Coop Alleanza 3.0 e Unicoop Tirreno sono stati insoddisfacenti - spiegano in una nota congiunta Luca De Zolt e Gianluca Padovano di Filcams Cgil, Giovanna Eustachi ed Emanuele Di Palma di Fisascat Cisl e Gianfranco Cartisano di Uiltucs - Le cooperative non sono disposte a ridiscutere il piano di riorganizzazione della logistica che prevede la chiusura del Cedi di Anagni ne hanno messo in campo misure sociali rivolte ai lavoratori del sito. Impegni vaghi su una possibile ricollocazione di una ventina di persone al magazzino di Castiglione del Lago e del personale diretto presso i negozi del Nord Italia, mentre nessuna soluzione è emersa per i lavoratori in appalto: nessuna novità neanche dall'incontro con T&M logistica integrata, attuale azienda in appalto, che gestisce la maggior parte del personale».

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs continuano a chiedere soluzioni per riconoscere e mantenere lavoro e professionalità delle lavoratrici e lavoratori «che hanno dimostrato, in decine di anni di attività, un contributo essenziale per il funzionamento e la redditività del sistema cooperativo - aggiungono i sindacati - Le segreterie provinciali hanno avviato anche una richiesta di attivazione di tavolo di crisi presso la Regione Lazio con tutti i soggetti coinvolti finalizzato alla messa in discussione del piano con l'obiettivo di garantire continuità occupazionale e di reddito per i lavoratori diretti e in appalto, sottolineando anche i rischi sul medio termine che la chiusura del magazzino potrà avere sulla permanenza della distribuzione Coop nel Lazio».