Non si vuole lasciare nulla al caso. Le indagini sull'omicidio della ragazza di origini molisane Romina De Cesare proseguono senza sosta. Da incidente probatorio a incidente probatorio. L'obiettivo degli investigatori è portare davanti alla Corte d'assise il responsabile del delitto e con solide prove a sostegno dell'accusa di omicidio volontario. Al momento, in carcere si trova l'ex fidanzato di Romina Pietro Ialongo, 38 anni, di Cerro al Volturno, lo stesso paese della vittima, agli arresti dal giorno della scoperta del corpo senza vita di Romina da parte degli agenti della squadra mobile che indagano sul caso.

Ialongo, nel corso del primo drammatico interrogatorio, nella notte tra il 3 e il 4 maggio, ha confessato l'omicidio, anche se poi, nel secondo interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ecco perché chi indaga non si fida della sola confessione e cerca di far incastrare tutti i tasselli e ricostruire con esattezza quanto avvenuto nell'appartamento di via del Plebiscito, condiviso dai due ex fidanzati e dove è avvenuto l'omicidio. Il nuovo incidente probatorio, dopo quello di mercoledì nel quale sono stati sentiti tre cinesi, tra cui i due vicini di casa di Romina, ha interessato l'auto della vittima. Si tratta della vettura a bordo della quale Ialongo ha lasciato il capoluogo ciociaro per dirigersi verso il mare dove, per sua stessa ammissione, avrebbe voluto togliersi la vita.

E per l'auto tra i due ci sarebbe stata una discussione con Ialongo che avrebbe voluto indietro i soldi dell'acquisto. Alla fine Ialongo era stato bloccato a Sabaudia mentre vagava nudo per la spiaggia dai carabinieri. L'incidente probatorio è stato indirizzato alla ricerca di tracce ematiche e biologiche riconducibili oltre che a Ialongo alla stessa Romina. Accertamenti che fanno il paio con quelli già disposti ed effettuati all'interno della casa di via del Plebiscito. L'incarico affidato dal gip è stato quello di estrapolare il Dna dalle tracce biologiche presenti nell'appartamento, sui vestiti nonché appunto sull'automobile e sui telefonini (nell'interrogatorio Ialongo aveva dichiarato di averli staccati già nel promeriggio del 2 maggio).

In concomitanza con il doppio incidente probatorio, un nuovo sopralluogo è stato effettuato nella casa di via del Plebiscito. E ciò anche con il conforto delle dichiarazioni rese, con l'ausilio di un interprete, dai cinesi che vi abitano a fianco. Questi avrebbero sentito una discussione, le urla e poi il silenzio. Come pure passi per le scale. Ma lì per lì, non avevano dato peso all'accaduto. Salvo, quando il giorno dopo, su richiesta del nuovo fidanzato di Romina che non riusciva più a sentirla, è stato scoperto l'omicidio, tutto ha preso una piega diversa.

Era il 3 maggio e da quel momento la procura di Frosinone (sul posto sono giunti il procuratore Antonio Guerriero, i sostituti Barbara Trotta e Vittorio Misiti) e la questura di Frosinone (il neo questore Domenico Condello aveva effettuato un sopralluogo sul posto con il capo della squadra mobile Flavio Genovesi) stanno cercando di ricostruire nel dettaglio quanto accaduto. Al tempo stesso la difesa di Pietro Ialongo, l'avvocato Vincenzo Mercolino, sta dando battaglia su tutti i fronti con le richieste di incidente probatorio e il ricorso al tribunale delle libertà contro la misura restrittiva, discusso l'altro giorno e per il quale si è in attesa dell'esito. La famiglia di Romina, invece, si è affidata all'avvocato Danilo Leva.