Veroli, la città delle sacre immagini e dei luoghi simbolo della fede ciociara, sarà custode, fino a domani, di un'immagine che di sacro ha ben poco ma che grida forza e speranza da ogni atomo. La Quarto Savona Quindici, l'auto che fu testimone silenziosa dell'attentatuni e ultima dimora terrena di Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, gli uomini della scorta del giudice Giovanni Falcone, sosterà al belvedere di piazza Santa Maria Salome. Ieri la cerimonia che ha dato il via alla tre giorni. «L'intento di questa giornata - ha dichiarato il sindaco Simone Cretaro - è soprattutto di stimolarci a un rinnovato e continuo impegno nella lotta alle mafie e alla criminalità».

Il prefetto Ernesto Liguori ha rimarcato l'importanza della presenza degli studenti alla commemorazione: «L'attentato fu un evento epocale, che si pose come spartiacque nella nostra storia.Una scossa che ha portato alla nascita della odierna legislazione e dei nuovi metodi investigativi antimafia, tra i più efficienti a livello mondiale. Da lì è iniziata la reazione civile dei cittadini, soprattutto dei giovani». Il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone, Antonio R. L. Guerriero, ha definito come angeli custodi le forze dell'ordine, alle quali ha voluto dedicare un applauso, rammentando poi l'importanza della legalità: «Questa esperienza deve insegnare alle nuove generazioni che la legalità non è un optional: è la precondizione per lo sviluppo economico e sociale di un territorio.

Contro l'illegalità, noi combattiamo una guerra, che da un po' di tempo, tuttavia, sembra passata di moda. I giovani hanno una missione: tutelare il territorio perché nella sua bellezza risiede il loro futuro». «Le nuove generazioni devono combattere non solo la mafia ma la cultura dell'aggressione a vantaggio della cultura del rispetto degli altri» ha esortato Domenico Condello, questore di Frosinone. Antonio Pompeo, presidente della Provincia ha sottolineato: «Questa teca non deve essere una semplice curiosità ma deve essere occasione di riflessione, approfondimento e di valorizzazione dei nostri principi». Gianpiero Cioffredi, presidente dell'Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio, ha voluto lodare l'eccellenza delle forze di Polizia italiane.

«Il contachilometri è fermo ma la memoria è ancora in marcia. Tuttavia, la memoria senza l'impegno quotidiano è retorica e noi dobbiamo continuare a impegnarci». Sara Battisti, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Regione Lazio, ha evidenziato che «Prima che diventassero patrimonio dell'umanità, tanti si sono girati dall'altra parte di fronte alle indagini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Noi dobbiamo combattere la mafia perché questo territorio deve essere libero. È questa la ragione per cui abbiamo voluto che la teca fosse qui a Veroli».

Infine Tina Montinari, presidente dell'associazione "Quarto Savona Quindici" e moglie di uno dei poliziotti della scorta di Falcone: «Parliamo non di eroi, ma di uomini coraggiosi, e di dovere. Avevano fatto una scelta ed è quello che devono capire i giovani: l'importanza di una scelta. Io sono la moglie di un poliziotto: la testa non me la piegano. Ho fatto mia la scelta di mio marito e ho iniziato questo viaggio per dimostrare che non li avevano fermati e che non avevano vinto loro». A fare da corona alla manifestazione, le voci dei giovani studenti verolani che hanno letto frasi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.