Il letto del fiume Melfa è tornato a essere una pietraia, levata di scudi e proteste in città. Possiamo dire che dieci giorni hanno cambiato la vita di Roccasecca, dieci giorni in cui nel fiume che rappresenta la storia fluviale del territorio, dalla Valle di Comino fino alla confluenza nel Liri, è tornata a scorrere copiosa l'acqua. Un giusto deflusso minimo vitale che dovrebbe essere garantito tutto l'anno che gli abitanti di Roccasecca e di tanti centri vicini hanno potuto ammirare in un breve periodo. Il fenomeno probabilmente dovuto a problemi tecnici in una centrale del Comino ha fatto defluire l'acqua in quello che nella storia è stato il letto naturale del corso d'acqua.

Una situazione che ha scatenato la curiosità di tantissime persone pronte a scattare foto lungo il percorso del fiume nelle Gole del Melfa, particolarmente nel tratto dal ponte dello Spirito Santo fino al territorio di Casalvieri. E poi le continue discese al cosiddetto muraglione dove in passato si andava a fare il bagno o ci si ritrova ogni anno per vedere il salto dei canoisti per il consueto raduno. Dopo 10 giorni purtroppo, risolto il problema tecnico, il letto del Melfa è tornato a essere la solita arida pietraia.

Subito si è levata la protesta ad alta voce a partire dal primo cittadino Giuseppe Sacco, dai battaglieri ambientalisti, in primis Tommasino Marsella e Marco Cinelli fino a tanti cittadini. Proprio perché quell'acqua limpida e fonte di vita per la fauna e la flora non deve scorrere nel corso d'acqua in modo casuale ma dovrebbe essere cosa quotidiana. Quindi continua la battaglia affinché il deflusso minimo vitale ridia vita al Fiume Melfa. Per adesso rimane la soddisfazione per aver visto per una decina di giorni il Melfa nella sua funzione naturale. Un grande spettacolo che spinge a continuare la giusta battaglia.