Tavolo sulle acque rosse, scattano il primi sopralluoghi. Ieri mattina dopo un proficuo confronto con i sindaci di Cassino e Sant'Elia, gli uffici tecnici dei due Comuni, la Polizia locale, i Carabinieri forestali di Vallerotonda, i tecnici del Reparto ambientale marino del ministero della Transizione ecologica (Ram) e agli organi di controllo dell'Ispra - l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale -nonché con l'Arpa Lazio, il sottosegretario al Mite Ilaria Fontana ha partecipato alle ispezioni nei campi. Le prime a cui faranno seguito altri sopralluoghi e verifiche cadenzate. Dopo il vertice istituzionale per stabilire i criteri operativi, la task force è entrata in azione partendo da Sant'Elia.

L'iter
Lo scorso 13 gennaio il sottosegretario Fontana aveva elevato il livello di attenzione istituzionale sul fenomeno delle "acque rosse" con la creazione del tavolo tecnico in prefettura: una riunione operativa per fare il punto sul monitoraggio e sullo stato di salute delle zone tra Cassino e Sant'Elia su cui pende l'ombra della contaminazione. Un passo da giganti nella lotta all'inquinamento nel Basso Lazio: con questa proposta, infatti, il sottosegretario ha messo a sistema le segnalazioni degli ambientalisti - in primis dell'Ansmi (Associazione nazionale della Sanità militare italiana) ma anche di Gre, Fare Verde e Anpana che da anni si battono per la tutela del territorio - con la regia istituzionale. E con gli esperti. Un modo mai usato prima, per fare quadrato e stabilire di che natura siano quelle colorazioni anomale di acqua e fango.

Per poi, eventualmente, intervenire in modo strutturale. Così a fine gennaio si era riunito formalmente in prefettura il gruppo "di fuoco" per stilare una linea programmatica di massima e capire come inquadrare il problema senza voler creare inutili allarmismi ma con l'obiettivo di andare fi no in fondo. Con il supporto pure del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) su richiesta diretta del sottosegretario Fontana, che da anni continua a percorrere i terreni del Cassinate su cui ancora resta il dubbio della contaminazione. Molto più di un dubbio, invece, per gli attivisti che hanno parlato più volte di un «inquinamento a "colori": le zone a rischio avvelenamento perdono le variazioni del marrone e diventano rosse. La terra denuncia gli elementi o i rifiuti nocivi» aveva sottolineato il presidente Ansmi, Grossi.

Sinergia e pragmatismo
Dopo un primo confronto con tutti gli esperti e con i sindaci dei territori di Cassino e Sant'Elia, Enzo Salera e Roberto Angelosanto, la task force è passata all'azione. Si sono infatti susseguiti sopralluoghi mirati nelle aree a rischio, oggetto delle segnalazioni dei cittadini. E sono stati prelevati campioni che verranno analizzati in tempi brevi, annunciando poi ulteriori accertamenti. Centrale il ruolo di Ilaria Fontana: oggi anche grazie al suo impegno e alla sua determinazione si sta accendendo un importante riflettore sulla vicenda.

«La tutela dell'ambiente è una priorità per le nostre amministrazioni e per i cittadini di Sant'Elia e Cassino. È necessario stabilire con certezza se, quando e dove i fenomeni sono dovuti all'inquinamento o, al contrario, a eventi naturali ed alla particolare conformazione dei terreni - ha sottolineato il sindaco Angelosanto - Tuteliamo la salute nostra e dei nostri figli, ma anche l'importante economia agricola e dell'indotto nei nostri territori».