La telefonata con cui si informava che uno scuolabus con venti bambini a bordo era uscito fuori strada. Il brivido di terrore che ha percorso tutto il corpo, le lacrime che sono uscite spontanee e immediate, la corsa disperata sul posto per accertarsi di cosa fosse successo. Attimi concitati uniti dalla paura per quella che sarebbe potuta essere una vera e propria tragedia. L'arrivo sul posto con il cuore in gola, poi, solo dopo aver visto quei bambini tutti illesi, il personale scolastico che li accudiva e l'autista dello scuolabus, scosso, ma che iniziava a calmarsi.
L'assessore alla pubblica istruzione Annagrazia Longo racconta quanto accaduto martedì scorso rispondendo, nel contempo, alle molte polemiche sollevate dopo l'incidente che si è verificato nelle campagne di Pico e che ha visto coinvolta una classe, la quarta, della scuola "Paola Sarro" di Pontecorvo.
«Gli scuolabus comunali, pur se tutti gravati da importante anzianità di servizio, sono sottoposti puntualmente a ogni verifica e adempimento, siano essi amministrativi come bollo e assicurazione, sia tecnico-meccanici, come revisioni e manutenzioni ordinaria e straordinaria - ha affermato l'assessore alla pubblica istruzione Annagrazia Longo - È un nostro dovere. Né più, né meno. Non pretendiamo medaglie, ci mancherebbe. Tuttavia, è un dovere al quale assolviamo con diligenza e, ancora prima, con autentico senso di responsabilità.
Se così non fosse stato, i carabinieri avrebbero posto sotto sequestro il mezzo. E così non è stato».
Ma l'assessore ripercorre anche gli attimi di quando ha saputo quanto accaduto: «Quando ho ricevuto la telefonata ho tremato. Ho pianto per lo spavento. Il mio primo pensiero è stato correre più veloce che potessi per raggiungere il luogo dell'incidente, per vedere con i miei occhi e rendermi utile, se fosse servito, per accertarmi delle condizioni di salute dei piccoli. Ero sconvolta, ecco perché posso immaginare la paura certamente ancora più grande vissuta dai genitori dei bambini ed ecco perché ho letto il loro scrivere con assoluto rispetto. Sono corsa sul posto per vedere con i miei occhi come stessero i bambini, i loro accompagnatori, l'autista. Non mi sono chiesta se sul posto ci fossero fotografi, giornalisti, fotoreporter, telecamere o microfoni. Sono uscita di corsa, ho agito di impulso. Mi permetto di dire di aver agito da mamma, anche se mamma ancora non lo sono. Alcuni hanno postato verità assolute sulla dinamica e sulle cause dell'incidente. Mi è sembrato, il loro, un comportamento frettoloso, sommario e almeno incauto. Siamo di fronte a una tragedia per fortuna solo sfiorata. I bimbi sono qui, le loro voci risuonano felici e ringraziando Dio questo è il solo dato di fatto che avrebbe dovuto riempire tutti i cuori di gioia e sollievo. E invece qualcuno ha ritenuto opportuno sentenziare. Secondo me, sbagliando clamorosamente».
L'assessore Longo difende, però, il suo operato evidenziando che come assessore è abituata a «metterci la faccia. Lo faccio fin dal primo giorno in cui ho assunto l'incarico. Mi potete trovare nei cantieri scolastici in mezzo agli operai al lavoro o davanti al nastro di una nuova opera ultimata e pronta per essere consegnata. Mi piace fare, più che apparire. Perché le apparizioni e le passerelle durano pochi minuti, mentre i risultati del buon amministrare durano per sempre. Sono abituata a confrontarmi con i genitori, parlo con loro ogni giorno, per affrontare i problemi di petto, condividendo proprio con loro ogni scelta, ogni idea, ogni intenzione che poi trasformo in attività amministrativa a beneficio della popolazione studentesca. È giusto che tutti, compresi sciacalli e leoni da tastiera, sappiano cosa sia realmente accaduto. È giusto, doveroso, obbligatorio e dovuto. È doveroso accertare eventuali responsabilità, se ve ne siano. Ma aggiungo, e concludo, che la caccia alle streghe e i processi sommari, almeno nella circostanza, almeno quando di mezzo ci sono i bambini, non fanno onore a una comunità cittadina che ha saputo stringersi con dignità e umanità esemplari intorno ai papà e alle mamme che, in quegli interminabili minuti, hanno temuto e tremato per la sorte del loro bene più prezioso».