Un capitano, c'è solo un capitano… cantano spesso i tifosi allo stadio. Felice Di Vito, Felicetto per tutti, era per la città di Ferentino quello che Totti è stato per la Roma e Wilson per la Lazio. Il capitano. La bandiera della squadra amaranto. Ieri mattina Felicetto se n'è andato per sempre. E quando la notizia della sua morte ha fatto il giro della città, si è notata un'atmosfera mesta e qualche lacrima è scappata. Come un fulmine a ciel sereno. In pochissimi sapevano che il capitano amaranto fosse stato colpito da una malattia ed era ricoverato in clinica. Felicetto si è spento a 75 anni e nessuno se lo sarebbe aspettato. E subito è partito il tam tam sui social.

Don Nino ha scritto: «C'eravamo appena salutati con il vocale, con la benedizione del Signore sei andato da lui, riposa in pace Felicetto amico e compagno di sempre». «Radio Ferentino rende omaggio al capitano del calcio amaranto, simbolo sportivo della città di Ferentino». In occasione dell'ultimo compleanno il figlio Graziano aveva postato: «Tanti auguri al mio papà, che nonostante tutto quello che ci riserva la vita, è stato un capitano non solo sui campi di calcio, ma anche nella nostra vita».

Commosso l'ex segretario amaranto Mario Musa: «Il calcio a Ferentino era Felicetto». Una persona d'oro e stimata al di là dell'aspetto sportivo. Cominciò a calciare il pallone presto, partendo dai tornei rionali a Ferentino. Da ragazzino era il capitano (sempre con la fascia al braccio) della squadra di San Giovanni. I suoi piedi buoni e la serietà lo hanno portato subito a vestire la casacca della Tevere Roma. Poi stopper del Sora in serie D; qui addirittura un "certo" Oddi, poi titolare della grande Lazio, era la sua riserva.

Dopo di che mediano e capitano insostituibile del Ferentino, la sua città. Chi non ricorda le sue "bombe" su calcio di rigore o su punizione? Infallibile sui calci piazzati. Felicetto lascia un vuoto e saranno in tanti oggi pomeriggio in Cattedrale, alle ore 16, a salutarlo per l'ultima volta.