La burocrazia non aiuta la Ciociaria col fiatone e neanche l'occupazione. Dopo il caso Catalent, il territorio rischia di perdere un'altra azienda, la Baldon Spa di Ferentino, che intende ampliare il proprio sito industriale con ricadute positive sull'occupazione. Il sito si trova nel Sin della Valle del Sacco e, malgrado i pareri favorevoli dei vari enti, non vengono autorizzati per ora i lavori d'ampliamento del costo di un milione e mezzo di euro.

La Baldon Spa, società di impianti industriali fondata nel 1977, ha due sedi operative, una in via Asi Consortile a Ferentino, che dà lavoro a 25 dipendenti più l'indotto, e una a Cogliate (Mb), per un totale di 170 dipendenti. Venticinque milioni di euro il fatturato annuale. Da anni la società è attiva e operativa sul territorio nazionale e internazionale, offrendo i propri servizi alla comunità e alle aziende.

«Manca l'autorizzazione del Sin» fa sapere l'ingegnere Davide Pesce, procuratore speciale aziendale, che espone: «Il 25 maggio 2022 scadrà il nulla osta del consorzio Asi ottenuto nel 2021, quindi si dovrà richiederlo nuovamente. Purtroppo mentre si aspetta l'autorizzazione del Sin stanno scadendo via via le altre. Nel 2020, nonostante la situazione di difficoltà attuale, l'amministratore delegato Gino Baldon ha deciso di investire in un ambizioso progetto di ampliamento e miglioramento del sito produttivo di Ferentino. Nel 2021 si è partiti con entusiasmo e impegno nella progettazione e definizione del progetto, coinvolgendo professionisti ed esperti locali. La società si è esposta sia economicamente sia personalmente con gli esperti e i tecnici incaricati nella gestione delle pratiche, con i dipendenti e le imprese selezionate per la realizzazione dei lavori. Purtroppo è tutto fermo a causa dei tempi burocratici del Sin. L'ampliamento dell'azienda oltre a creare posti di lavoro sul territorio, creerebbe ulteriori possibilità anche per l'indotto dovuto all'aumento di produzione della Baldon. Ad oggi nella migliore delle ipotesi, se tutto dovesse procedere velocemente e senza imprevisti, occorreranno almeno altri 6 mesi per ottenere il parere positivo della "burocrazia". Il rischio concreto – teme l'ingegner Pesce – è che la proprietà decida di abbandonare il progetto, destinando altrove l'impegno economico di un milione e mezzo di euro».