«Dagli ultimi dati del Welfare Italia Index, a livello globale il Lazio si piazza in 7ª posizione tra le regioni italiane "per efficacia e capacità di risposta del sistema di welfare", guadagnando 5 posti rispetto all'anno precedente. Le dolenti note arrivano dall'indicatore riguardante i beneficiari del sussidio di disoccupazione Naspi sulla popolazione 15-64 anni. Il Lazio è 20° su 21: con il 4% di individui beneficiari sul totale della popolazione attiva della Regione, contro il 10% nazionale». È quanto evidenzia Enrico Coppotelli, segretario della Cisl Lazio.
«Sul versante della dispersione scolastica - prosegue Coppotelli - il tasso,come si legge nello studio, "risulta superiore rispetto al valore nazionale (18%): con un 20% di studenti di scuola secondaria di secondo grado che non riescono a raggiungere il titolo di studio o che non hanno le competenze previste dal titolo formale". Il Lazio è al 14° posto. Stessa posizione, 14^, nel capitolo della spesa sanitaria pubblica. La cifra pro capite è 2.026 euro, mentre il valore mediano nazionale si attesta a 2.114 euro».
«Per la Cisl del Lazio si tratta di indicazioni che fanno emergere difficoltà e malessere e che ci spingono quindi a sollecitare maggiore attenzione e un confronto serio per arrivare a provvedimenti in grado di colmare il gap. Dove siamo riusciti ad incidere con la nostra azione sindacale, capillare e diffusa, soprattutto attraverso la contrattazione sociale i dati sono stati evidenti. Chiaramente resta ancora molto da fare soprattutto nei confronti di chi perde il lavoro e che di riflesso vive un dramma che si estende alla famiglia e all'ambito sociale della propria vita.
Non si può aggiungere svantaggio a svantaggio. La sanità e l'istruzione sono i capisaldi di un sistema di welfare all'altezza della situazione, per questo il nostro impegno sarà quello di contrattare sempre di più e meglio». «Chi vive situazioni di svantaggio deve avere risposte senza se e senza ma. Evidentemente c'è ancora molto da fare e l'occasione del Pnrr non può essere sprecata se davvero vogliamo rimettere al centro la persona» chiude Coppotelli.