«Qui vi spiego perché ho chiesto alla giudice un percorso educativo/culturale e non vendetta». Esordisce così Sumaya Abdel Qader, ex consigliere comunale di Milano, sul suo profilo Facebook nella lettera in cui ricapitola il caso di cui, suo malgrado, è stata vittima. Vittima di offese razziali da parte di un uomo, ora sotto processo, e che ha avviato un percorso di recupero con la messa alla prova, subordinata però a pubbliche scuse sempre su Facebook, allo svolgimento di attività di volontariato in un'associazione che si occupa della tutela dei migranti e una donazione simbolica sempre a favore di associazioni impegnate nell'accoglienza. Lei si dice pronta a incontrarlo. Lui, 32 anni, frusinate è accusato della violazione della legge
Mancino in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa per dei post su Facebook che hanno ottenuto 349 visualizzazioni e 82 commenti di gradimento.

Tra questi post uno riguardava proprio Abdel Qader che poi ha presentato la querela che ha dato corso al procedimento penale istruito davanti al giudice monocratico del tribunale di Frosinone. La storia la spiega la stessa Sumaya con il suo post: «Anni fa, chi mi segue lo ricorderà, fui oggetto di minacce, insulti pesanti, attacchi alla mia persona, stalking, diffamazioni a mezzo stampa, e così via, per il solo motivo di essermi candidata al consiglio comunale a Milano, vincendo con oltre mille preferenze di cittadini milanesi.
La mia "colpa" per alcuni era di essere musulmana, con il hijab, figlia di immigrati, proveniente da un percorso di attivismo nella come anche nel sociale, nel campo dei diritti delle donne)». Venendo al punto, aggiunge: «Tra i miei "fan" ad un certo punto spunta un giovane uomo di Frosinone che tra le varie cose invitava i milanesi ad impiccarmi in piazza Duomo. Ovviamente denuncio, e assistita dall'amico avvocato Paolo Oddi, si scopre che ha un percorso ricco di atteggiamenti razzisti, anti semiti. La situazione era a mio favore tanto che avrei potuto costituirmi parte civile e chiedere danni importanti. Ma ho rinunciato.

Sono venuta a sapere che è un giovane disoccupato che non ha avuto, nella vita, la possibilità di confrontarsi con chi è diverso da lui in modo costruttivo e forse è stato anche lui vittima di chi invece scientemente costruisce razzismo e odio verso il "diverso" ed usa le "menti vuote" per costruire "un esercito" di odiatori».
Sumaya spiega la sua scelta: «Così, ho deciso di scrivere una lettera alla giudice in cui ho chiesto di permettere alla persona che mi aveva "offesa e lesa" di fare un percorso educativo/culturale, non punitivo né di metterlo economicamente in difficoltà (non è mica la vendetta che cerco), ma, anzi, di dargli una opportunità di vedere le cose in modo diverso». Quindi Sumaya posta l'articolo di Ciociaria Oggi che racconta la storia e apre a un incontro con il frusinate. Ora gli avvocati Paolo Oddi, che tutela la consigliera, e Anna Maria Buttarazzi, che difende il ciociaro, stanno lavorando per chiudere la vicenda. Sumaya conclude così il post: «Se mi leggi, caro giovane uomo, spero di incontrarti, di abbracciarti e raccontarti di me a ascoltare di te. Vedrai che ci saranno cose belle da dirci e imparare».