«Bacino del Fiume Sacco, subito la deperimetrazione dell'area per attrarre investimenti. Chi non agisce diventa complice e danneggia i cittadini. Il governo, se vuol bene al territorio, convochi un tavolo tecnico». È quanto evidenziano gli ordini degli architetti della provincia di Frosinone dei chimici e fisici di Lazio, Umbria, Abruzzo e Molise. I limiti del Sin, infatti, stanno creando diversi problemi alle aziende e ai privati. E così i due ordini si sono mossi sulla falsariga delle dichiarazioni del presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti che ha sollecitato una sospensione del Sin anche alla luce del caso Catalent, la multinazionale che ha deciso di investire nel Regno Unito, stanca della burocrazia italiana.

«Fare presto - si legge nella nota degli ordini degli architetti, dei chimici e dei fisici - La deperimetrazione del Sin "Bacino del Fiume Sacco" non è più rinviabile, pena la marginalizzazione di questo territorio che ha bisogno di essere bonificato e reso produttivo subito». I due ordini offrono «il loro contributo operativo per mettere in atto un progetto di caratterizzazione ed eventuale bonifica per macro-aree omogenee. Unica soluzione per poter garantire l'affrancazione di aree vaste dalla perimetrazione Sin nel rispetto della salute».

Nel convegno "Pnrr - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; un territorio ricco e complesso chiamato a fare sistema-progettualità condivise" è stato presentato un progetto. «Se si perde il treno del Pnrr per questo territorio non ci saranno altre opportunità - prosegue la nota - Intanto le aziende scappano via e si perdono centinaia di posti di lavoro. Una volta tanto, il governo nazionale, convochi un tavolo tecnico con la partecipazione dei Comuni, della Provincia, della Regione Lazio e delle associazioni e i professionisti che operano sul territorio e che conoscono le problematiche che stanno bloccando il recupero di questo bacino altamente inquinato e le possibili vie di sviluppo che sono le sole che possono attrarre multinazionali e grandi gruppi industriali e garantire nuova occupazione».

Architetti, chimici e fisici ricordano che «allo stato attuale, i proprietari dei lotti interni al Sin, nel momento in cui richiedono un titolo abilitativo per interventi edilizi, hanno l'obbligo ex lege di dimostrare la salubrità dei propri terreni ed eventualmente procedere alla bonifica». Viene citato l'esempio di un ampliamento di un edificio esistente di 100 metri quadrati, ricadente in un lotto di 500 metri quadrati. La spesa a carico della singola unità catastale è di 16.700 euro più le spese per i carotaggi, l'installazione dei piezometri e la validazione delle prove da parte dell'Arpa. E ancora, per un'area di 600 ettari con 2.000 unità catastali, l'analisi del set completo di analiti comporta una spesa di 3.432.000euro, alla quale vanno aggiunte le spese per l'esecuzione dei carotaggi, l'installazione dei piezometri e la validazione delle prove da parte dell'Arpa. Per un costo di 1.716 euro a unità.

Dunque, «è evidente che una procedura su aree vaste, limita l'incidenza delle spese a carico degli intestatari, nel rispetto tra l'altro dello spirito normativo che più volte richiama il criterio di economicità degli interventi. Nel caso di successiva bonifica rende altresì l'intervento proficuo: la bonifica del singolo lotto non è risolutiva se intorno continuo ad avere aree inquinate. Per attuare una procedura di caratterizzazione attraverso la perimetrazione di macro-aree omogenee e poter garantire il coordinamento nelle fasi burocratiche e di intervento è necessario istituire dei consorzi.

Ma il Sin "bacino del Fiume Sacco" tra Colleferro e Ceccano è all'interno del Consorzio di Bonifica Sud Anagni, e nel tratto Ceccano-Ceprano è contenuto nella perimetrazione del Consorzio di Bonifica Valle del Liri. Pertanto si potrebbe valutare la possibilità di coinvolgere tali organismi, dotati già di una struttura amministrativa sul territorio, come supporto giuridico al progetto, e lasciare agli ordini e collegi professionali le competenze tecniche. Se poi il progetto venisse inserito in un bando finanziabile con il Pnrr, agli intestatari del titolo di possesso non costerebbe nulla».