Un fidanzamento storico, dodici anni insieme, di cui otto in Francia e quattro in Italia. Due ragazzi: lei lavorava da poco in un noto locale, lui, invece, fino a marzo era impiegato in una ditta di pulizie. Un dramma orribile, Romina è stata trovata in una pozza di sangue all'interno dell'appartamento in cui conviveva con Pietro Ialongo. Da tre mesi si erano trasferiti a Frosinone, insieme, in un appartamento in via del Plebiscito. Un quartiere tranquillo dove si conoscono tutti. «Una bellissima ragazza», così la descrive il vicinato. Una "storia chiusa", isolata dal mondo esterno, che non ha permesso di stringere amicizie neanche nella nuova città. Romina, da circa due settimane, era riuscita a ottenere il posto da barista in un noto locale del centro storico.

«Ci sono notizie che non vorremmo mai ricevere.
Eravamo una grande famiglia e tu ne eri entrata a far parte. Ci stringiamo al dolore per la tua perdita», la ricordano i colleghi sui social. Aveva trovato una nuova famiglia ma venerdì mattina è stato il suo ultimo giorno di lavoro. «Intorno alle 11 Romina è scoppiata in lacrime ed è andata via – racconta una collega – Si è scusata dicendo che non sapeva se tornava e che aveva alcuni problemi da risolvere. Se c'era un nuovo compagno noi non lo sapevamo, l'ho scoperto leggendo le notizie».

Secondo il racconto dei colleghi la ragazza viveva una storia tranquilla, pacata e ufficiale. Tanto che il 25 aprile Romina avrebbe presentato ai colleghi i genitori di Pietro, in città a trovare i ragazzi. «Romina era silenziosa, parlava poco, gentilissima, educata. Era tutto tranquillo fino a venerdì scorso», racconta il direttore del locale.

Il ricordo da Cerro al Volturno
Un paesino che conta mille abitanti, in provincia di Isernia. Un dramma che ha scosso tutti. «Una ragazza semplice, solare e buona. Le volevamo tutti bene. Non ho parole per quanto accaduto. Il silenzio è la cosa migliore», così la ricordano in paese. Il sindaco Remo Di Ianni, provato dalla tragedia, ha espresso il suo cordoglio: «Non ci sono parole che possano contenere il profondo dolore che ha stravolto improvvisamente la vita di due famiglie, sconvolto quella di una intera comunità, ma soprattutto stroncato in modo così violento e inaccettabile la giovane vita di Romina, figlia della nostra comunità, conosciuta e amata da tutti, che non c'è più». Un racconto agghiacciante, surreale a cui nessuno riesce a credere.

Il capoluogo ciociaro in lutto
«Tutta la comunità di Frosinone da ieri è sconvolta per l'uccisione di Romina. L'ennesimo terribile caso di femminicidio che si consuma in Italia», denuncia Enrica Segneri. «Le donne muoiono tutte per lo stesso identico movente che non è mai per amore, non è per follia, non è mai per gelosia e non c'è più per la cieca, assurda follia di un momento – continua – Siamo ancora lontani dal cambiamento culturale a cui si auspica». Anche la Fiom Cgil Frosinone Latina denuncia l'accaduto: «La violenza di genere è una piaga sociale e culturale che determina crimini, non raptus o eccessi d'ira! Bisogna investire nelle scuole, che è il luogo in cui si formano le coscienze della nuova generazione». «Ancora una volta contiamo una vittima e arriviamo troppo tardi: una donna che voleva solo vivere», scrive in una nota il consigliere regionale Eleonora Mattia. Due comunità incredule, due le famiglie distrutte. Una giovane vita spezzata dall'ira di un momento. 

È durato fino alle quattro di notte il primo interrogatorio di Pietro Ialongo, 38 anni, di Cerro al Volturno. L'ex fidanzato di Romina De Cesare, la vittima, 36 anni da compiere a giugno, è in stato di fermo. Secondo quanto ricostruito nell'indagine, viveva con lei in quell'appartamento di via del Plebiscito. Ed è lì che si è consumato il delitto, dove, ieri mattina, mani pietose hanno messo un mazzo di fiori in ricordo dell'ennesima vittima di un femminicidio in Italia. Gli uomini della squadra mobile, della polizia scientifica di Roma, con l'ausilio del medico legale, hanno compiuto tutti gli accertamenti necessari a ricostruire l'omicidio. Un omicidio che ha sconvolto la tranquillità della piccola comunità che vive in quella parte del centro storico tra Santa Maria e la prefettura. Non a caso dalla questura sottolineano l'importanza di aver dato una risposta immediata, nell'arco delle 24 ore successive all'omicidio.

Il delitto, infatti, dovrebbe esser avvenuto nella notte tra domenica e lunedì. La ragazza che lavorava prima come commessa e da pochi giorni in un bar di Frosinone da quanto si è appreso sarebbe stata strangolata e accoltellata con diversi fendenti al ventre e al torace. Poi è stata lasciata in una pozza di sangue con l'aggressore fuggito in direzione del litorale pontino con intenti suicidi. Non hanno lasciato niente di intentato gli investigatori. Si sono messi subito al lavoro, cercando di capire se nella zona qualcuno abbia sentito qualcosa o visto movimenti strani. Hanno chiesto ai titolari degli immobili dotati di sistemi di videosorveglianza di visionare le immagini per verificare se fossero state registrate immagini utili all'indagine.

Nel frattempo, dopo esser stato bloccato dai carabinieri di Sabaudia e portato in un primo momento all'ospedale Goretti di Latina, Ialongo è stato sentito dai due magistrati di Frosinone e di Latina che si sono occupati del caso. Assistito da un avvocato d'ufficio, l'uomo, fermato in evidente stato confusionale, ha finito con l'ammettere le proprie responsabilità sull'accaduto, come evidenziato anche dai procuratori di Frosinone e Latina, Antonio Guerriero e Giuseppe De Falco. Ora bisognerà valutare lo stato psichico dell'arrestato e capire se e come abbia influito sull'omicidio.

Oggi, intanto, dovrebbe tenersi l'udienza di convalida del fermo. La cosa che colpisce in questa storia è anche un post scritto dalla vittima, che era nata a Parigi, sul suo profilo Facebook il 25 novembre in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione delle violenze contro le donne pe rinvitare ad acquistare dei prodotti di bellezza che davano in omaggio il braccialetto rosa. Domani sarà affidato l'incarico per l'autopsia.

di: R. C.

Un bloc notes con poche parole: «Non volevo ucciderla. La amo». Lo aveva con sé Pietro Ialongo, al momento del fermo per l'omicidio di Romina De Cesare. In 24 ore è stato risolto il delitto di via del Plebiscito che ha scosso i residenti del centro storico di Frosinone come pure la comunità di Cerro al Volturno, paese dal quale venivano i due ex fidanzati, 38 ani lui, 36 lei (anche se la ragazza era nata a Parigi). Da un po' vivevano a Frosinone, lei aveva fatto la commessa e ora lavorava in un bar sempre al centro storico.
I due avevano scelto come loro dimora proprio quell'apparta mento dove, però, negli ultimi tempi vivevano da separati in casa. Lei, infatti, aveva intrapreso un'altra relazione con un metronotte di Alatri e questa potrebbe essere statala causa scatenante di tanta violenza.

Secondo quanto accertato dalle indagini congiunte delle procure di Frosinone e Latina l'uomo l'avrebbe strangolata e pugnalata con diversi fendenti. Poi, sentito dai carabinieri che lo avevano prelevato dalla spiaggia di Sabaudia, nudo e in stato confusionale, ha ammesso i fatti. Di «elementi inconfutabili» e di «confessione» ha parlato il procuratore di Frosinone Antonio Guerriero che si è interfacciato con il collega di Latina Giuseppe De Falco, peraltro suo predecessore all'ottavo piano del palazzo di giustizia. Le indagini in via del Plebiscito sono state condotte dalla squadra mobile di Frosinone, diretta dal dirigente Flavio Genovesi. Un'attività lodata dallo stesso procuratore Guerriero come dal neo questore Domenico Condello. Rimarcato il fatto che la risposta è stata immediata.
Il caso, dunque, è chiuso in 24 ore.

All'esito di un'approfondita attività d'indagine, condotta quindi dalla Mobile di Frosinone con i carabinieri di Sabaudia e del Reparto operativo, nucleo investigativo di Latina, i due procuratori hanno annunciato il fermo dell'uomo. «Le indagini sono sorte a seguito di segnalazione dell'attuale compagno, insospettito dal fatto che la donna non dava più notizie dalla notte precedente spiegano dalle due procure il successivo intervento della squadra mobile nell'abitazione della stessa consentiva di constatare la presenza del cadavere riverso al suolo di Romina De Cesare, uccisa da diverse coltellate». Il sopralluogo in via del Plebiscito dei magistrati della procura (sul posto si è portato lo stesso Guerriero con il pm Barbara Trotta), della polizia scientifica di Roma e del medico legale serviva a ricostruire il delitto che sarebbe avvenuto nella notte tra lunedì e martedì. E, a quanto accertato, anche Ialongo sarebbe arrivato sul litorale pontino sull'Audi A4 la notte stessa tra le 3.30 e le 4. Questi, infatti, era stato segnalato da alcuni passanti sul lungomare di Sabaudia, nudo e in stato confusionale.

I carabinieri hanno subito notato escoriazioni e graffi e si sono insospettiti, come anche del fatto che l'uomo avesse lasciato l'Audi a Punta Rossa, San Felice, e sia stato ritrovato a Torre Paola, a Sabaudia. «Le indagini successive si legge nella nota delle due procure facevano emergere l'esistenza di una serie di contrasti tra la vittima e l'ex fidanzato, accresciuti a seguito della nuova relazione della donna con un'altra persona». Da qui e da altri elementi «i presupposti per considerare l'ex fidanzato come indagato del reato di omicidio ai danni di Romina De Cesare». I graffi e le escoriazioni sono stati autoinferti dall'uomo che avrebbe cercato di suicidarsi, cercando di strangolarsi e di tagliarsi le vene e poi di annegarsi. Nel corso dell'interrogatorio davanti ai pm di Frosinone e Latina, Barbara Trotta e Claudio De Lazzaro, finito alle 4 di notte, l'uomo ha confessato. Ma era in uno stato di forte agitazione. All'esito dell'interrogatorio è stato emesso così un decreto di fermo. L'uomo è stato poi portato nel carcere di Latina in attesa dell'udienza di convalida. Il movente è ancora in fase di accertamento.

Non si esclude la gelosia, «anche se ulteriori approfondimenti sono in corso in merito ad eventuali motivi economici», spiegano dalle procure. Nel corso delle indagini è stato ritrovato un bloc notes con alcune frasi appuntate tra cui "Non volevo ucciderla. La amo".
Il procuratore Guerriero nell'annunciare un protocollo d'intesa con la prefettura per tutelare le donne e le persone più fragili ha esclamato: «Dobbiamo insieme costruire una cultura contro i femminicidi. Questa storia dei femminicidi e di continua volenza sulle donne deve finire».

di: Raffaele Calcabrina