Il caso fa sì che incontri Ornello Tofani nella sua Alatri, proprio vicino a "Civita", l'Acropoli oggetto della sua ricerca da tanti anni. Le casualità, però, non si fermano qui, per i lettori di Ciociaria Oggi...
Editore, tipografo, grafico, fotografo, ricercatore indipendente sulle città con mura in opera poligonale: quale di queste passioni ha più influenzato la vita di Ornello Tofani?
«Ho fatto un po' di tutto nella mia vita ma, sostanzialmente, mi definisco un editore prestato alla ricerca».
A proposito di ricerca, come è cominciata la sua sull'Acropoli di Alatri?
«Mi sono appassionato grazie a don Giuseppe Capone (1922 – 2009), rettore del seminario vescovile di Alatri dal 1958, che, psicologo, storico, letterato, archeologo e musicista, è stato il primo, nel libro la Progenie Hetea, da me edito nel 1982, a parlare di archeoastronomia in relazione alle nostre mura poligonali».
Che cosa è l'Acropoli di Alatri?
«È un tempio stellare edificato per il culto, posto sulla cima del colle su cui sorge la città, a circa cinquecento metri di altitudine, ed è cinto da mura in opera poligonale, dette ciclopiche. Vi si accede da due porte, Porta Maggiore e Porta Minore, e da una rampa alla base della quale si ergeva in antichità un portico».
Un tempio stellare…
«Sì, la forma pentagonale dell'Acropoli ricorda la Costellazione dell'Auriga che nell'antichità veniva definita il "pentagono sacro". Ci sono importanti indizi che retrodaterebbero la fondazione di qualche millennio e l'avvicinerebbero all'antico Egitto e al mondo Mesopotamico. Innanzitutto di fianco alla Sfinge, in Egitto, sono state rinvenute mura poligonali con pietre di forma pentagonale, come quella che poggia sull'architrave della Porta Minore di Alatri. Il fatto, poi, che guardando lo spicchio di cielo dall'interno della Porta Minore si possa osservare il termine del ciclo precessionale delle tre stelle/falli di Osiride, può indurre a ritenere che gli antichi fondatori abbiano voluto dedicare l'Acropoli proprio a Osiride Trifallico.
Il suo mito, secondo Pitagora, era venerato già nelle feste Pamelie degli antichi Egizi, allorquando "…in mezzo alla sacra pompa si portava l'immagine di Osiride Trifallico al di sopra di un'idria…" (da "Viaggi di Pitagora", Tipografia Andreola, Venezia 1878). E, casualmente, sulla porta in questione sono scolpiti tre falli! Su un'altra pietra dello stipite sinistro esterno di Porta San Pietro, poi, c'è un bassorilievo molto simile a un'opera rinvenuta a Göbekli Tepe, sito archeologico turco databile tra il 12.000 e il 9.600 a.C. Altra casualità è costituita dall'indicazione delle due frecce incise sul bassorilievo, rappresentante il "templum", situato nel punto più alto dell'Acropoli: ci indirizzano nel punto in cui nel 5.300/5.500 a.C. si allineavano le costellazioni di Osiride e Iside».
Le casualità astrali e i misteri non finiscono qui…
«In effetti… il sole ci indica il centro dell'Acropoli. All'alba e al tramonto degli equinozi e dei solstizi, le ombre dei paletti infissi ai vertici dell'acropoli convergono nel centro del tempio che è il vertice di un virtuale triangolo isoscele, formato dalle proiezioni all'alba dei solstizi più la parete est del tempio stesso. Se si moltiplica l'altezza del triangolo ottenuto, 91 metri, per 2 pi greco, si ottiene il reale perimetro dell'acropoli, 571 metri, come se fosse una circonferenza. Dal centro del tempio, poi, si sprigionano anche delle particolari energie: Viviane Schipper, una ricercatrice californiana, vi ha rilevato potenti campi elettromagnetici. Inoltre Paolo Debertolis, medico triestino esperto in archeoacustica, ha registrato, sempre nella parte più centrale di "Ci - vita", vibrazioni meccaniche benefiche per il nostro organismo. Personalmente sono convinto che sotto l'Acropoli ci sia una fonte di acqua».
In definitiva, romana o preromana?
«Il prof. Giulio Magli, titolare della cattedra di archeoastronomia al Politecnico di Milano, scrive nella prefazione a La Progenie Hetea, ristampa del 2009: "L'Acropoli di Alatri è abitualmente attribuita ai Romani con la fretta tipica di una certa archeologia "ufficiale", di fatto però non se ne conoscono con certezza né l'età, né lo scopo, né gli artefici"».
Se vedesse cadere una stella, ora, che desiderio esprimerebbe per Civita?
«Sicuramente mi piacerebbe che gli scienziati dessero conferma alle mie tesi con nuovi scavi, che si organizzassero convegni, seminari, conferenze sul tema e che infine si realizzasse un planetario, potenziale polo d'attrazione per scuole, università e appassionati». A taccuini chiusi, Ornello Tofani confessa di avere anche un desiderio molto terreno, quello di far abbassare un muro dell'ex vescovado che gli impedisce lo studio completo sulla Porta Minore, penetrata magicamente dal sole negli equinozi, come da lui scoperto. «Poca scienza allontana da Dio, molta scienza avvicina a Dio» (Louis Pasteur). Un muro abbassato avvicina a entrambi...