Il caso della morte di Neve, il randagio divenuto in poco tempo la mascotte di Cervaro e poi simbolo della lotta di molte associazioni animaliste, ha trovato un punto fermo. Dopo la richiesta di archiviazione del pm, una associazione aveva presentato opposizione all'archiviazione e così era stata fissata un'udienza davanti al gup per discutere le singole posizioni: indagati per la morte del cucciolone, l'ex sindaco Angelo D'Aliesio rappresentato dall'avvocato Andrea Coletta; il tecnico comunale Enzo Pucci, difeso dall'avvocato Giuseppe Di Mascio ed Eva Minotti, legale rappresentante della società "Percorso Sicuro" rappresentata dall'avvocato Lino Diana che aveva accalappiato l'animale.

La morte di Neve risale al 2018. Dopo la segnalazione del grosso cane in zona Pastenelle, Neve veniva accalappiato. Ma alcuni giorni dopo la sua carcassa veniva trovata non nella struttura bensì sulla strada provinciale Viticuso-Cervaro. Una morte che mobilitò più di una comunità, con trasmissioni Rai e discussioni divenute accese. E con la creazione di un gruppo Giustizia per Neve dedito alla salvaguardia di animali randagi. Scrive ora il giudice nell'ordinanza che non sarebbe stato possibile integrare «il delitto di cui all'articolo 544 bis cp, ovvero aver cagionato la morte di un animale con crudeltà o comunque senza necessità».

Né dall'esame autoptico già eseguito sull'animale sono emerse sostanze nocive o veleno. Dopo una serie di considerazioni tecniche sottolinea come non siano imputabili né all'ex sindaco, né al tecnico e neppure alla società condotte attive o omissive legate alla morte di Neve. Ed esclude qualsiasi altro approfondimento d'indagine. Caso chiuso.