Troppo tardi: ormai i buoi sono scappati e niente, neanche lo sblocco immediato delle autorizzazioni richieste, riuscirà a riportarli nella stalla. Un investimento colossale, da cento milioni di dollari, che il tessuto produttivo ciociaro non potrà più recuperare. La vicenda della Catalent di Anagni che in questi giorni sta agitando il mondo dell'imprenditoria, della politica e del sindacato sembra giunta al capolinea.

La multinazionale di Somerset, che da oltre due anni attende inutilmente lo sblocco delle autorizzazioni ambientali, non tornerà sui suoi passi. I cento milioni di dollari previsti inizialmente per realizzare otto nuovi bioreattori nello stabilimento di Anagni finiranno oltremanica, precisamente nell'Oxfordshire, dove il colosso farmaceutico statunitense ha rilevato un impianto per produrre una serie di innovativi farmaci biologici e vaccini di ultima generazione.

Il pressing affinché Catalent ci ripensi e torni a investire quei fondi sul sito anagnino è forte. Ma, a quanto pare, non basterà. L'iniziativa per convincere il colosso farmaceutico a fare marcia indietro è tardiva. L'altro ieri, su richiesta dei sindacati (Cgil Roma e Lazio, Cisl Lazio, Uil Lazio e le categorie interessate Filctem Cgil Roma e Lazio, Femca CISL Lazio, Uiltec provinciale), si è tenuto alla Regione Lazio un incontro con l'assessore Massimiliano Valeriani, il consigliere regionale Mauro Buschini, il commissario straordinario per la bonifica della Valle del Sacco Lino Bonsignore e il capo di gabinetto del presidente della Regione Andrea Napoletano.

Durante l'incontro i sindacati hanno chiesto una governance partecipata, "in quanto ci troviamo di fronte ad un problema del tutto inedito, ossia Catalent non farà più un investimento di 100 milioni di euro nella Regione Lazio che avrebbero portato innovazione e ricerca e oltre cento posti di lavoro con professionalità medio-alte - scrivono i sindacati in una nota congiunta - Alla luce di questa situazione, ci dovremo misurare con il Pnrr e con il rischio di un effetto domino di mancati investimenti per lo sviluppo della regione. Tutte cose che rischiano di palesarsi e di far perdere soldi e aziende se non corriamo ai ripari. Inoltre si è tenuto a precisare che l'azienda avrebbe portato in Italia tecnologie che ancora non ci sono, avrebbe creato numerosi posti di lavoro, oltre a investire cento milioni di dollari".

E nel tentativo di rimediare in extremis, i sindacati hanno chiesto un tavolo interistituzionale con il ministero dello sviluppo economico e con quello della transizione ecologica "perché ci sono delle competenze che ricadono nell'ambito ministeriale". "Questo tavolo - aggiungono i sindacati - dovrebbe servire per capire se c'è la possibilità di recuperare le autorizzazioni fino ad oggi negate ed evitare che si ripetano fatti del genere. In altre parole ci auguriamo di riallacciare un rapporto con Catalent, capire se esiste la possibilità di recuperare in qualche modo quelle autorizzazioni e snellire la parte burocratica per permettere a tutte quelle aziende che oggi sono in attesa di accelerare gli iter burocratici". La speranza, però, è ridotta al lumicino. Forse anche meno.

Mario Gargiulo, il manager italiano a capo della divisione europea per i farmaci biologici di Catalent, si trincera dietro un comprensibile silenzio. «Su questo non posso rispondere», si limita a dire. Ma da fonti interne all'azienda si apprende che la possibilità di un ripensamento è pari a zero. La multinazionale conferma il suo impegno in Italia ma anche che i cento milioni d'investimento programmati per Anagni finiranno in Inghilterra. La decisione, insomma, è definitiva.

E anche se le autorizzazioni arrivassero domattina, il sito anagnino sarebbe comunque fuori gioco. Soprattutto per via dei tempi di realizzazione degli otto bioreattori: i due anni persi in pastoie burocratiche allungherebbero i tempi a dismisura, mentre lo stabilimento inglese è pressoché pronto e potrebbe iniziare la produzione a stretto giro. Quanto invece al centinaio di contratti a tempo determinato in scadenza alla fine dell'anno nello stabilimento ciociaro, Catalent ribadisce che il loro destino è sganciato dall'investimento programmato due anni fa. Il rinnovo dei contratti dipenderà da altri fattori, primo fra tutti l'andamento della campagna vaccinale del prossimo autunno. In un Paese in cui di norma ci si affida alla provvidenza, non resta che sperare che almeno questi posti di lavoro verranno confermati.