Omicidio del piccolo Gabriel, depositate le motivazioni della sentenza d'appello. Per i giudici capitolini le aggravanti sono da ritenersi equiparate alle attenuanti in ragione «della mancanza di interventi educativi, pedagogici e culturali adeguati, nonché figure di riferimento che avrebbero potuto aiutarla nel suo percorso di crescita personale e di maturazione».
In sostanza Donatella non avrebbe avuto guide forti tali da farle maturare una coscienza personale. Anzi i giudici parlano di «influenze familiari nefaste».

La Corte d'appello d'assise di Roma a gennaio scorso aveva accolto le richieste dei legali della mamma del piccolo Gabriel, gli avvocati Chiara Cucchi e Lorenzo Prospero, e con la scelta del rito da 30 si era passati a 16 anni di reclusione. Ora dopo la lettura delle motivazioni, la difesa di Donatella pensa al ricorso in Cassazione. Donatella Di Bona, lo ricordiamo è stata condannata in appello a 16 anni con rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica per aver soffocato suo figlio Gabriel, poco più di due anni, perché piangeva. Stessa accusa, ma per concorso morale, per Nicola Feroleto padre del piccolo condannato in primo grado all'ergastolo. E in secondo grado, con un concordato, a 24 anni. E ora in attesa della fissazione dell'udienza in Cassazione.

Nelle motivazioni della sentenza d'appello di Donatella si intuisce un'analisi che va oltre il terribile delitto contestato, ma che va ad indagare anche i rapporti con la madre, con i familiari e con Nicola. Donatella non avrebbe avuto una guida adeguata né in casa né fuori, con il compagno Feroleto. Nelle motivazioni il suo comportamento è definito "altalenante". Dopo «l'iniziale e ingenuo tentativo di accreditare la versione dell'investimento stradale poi l'imputata ammette la propria responsabilità, segno di una consapevolezza dei propri errori». E di un ravvedimento.

Ma nonostante questo e nonostante la mancanza di una "rete" adeguata o di strumenti pedagogici idonei, resta anche per i giudici d'appello la gravità dei fatti.
Dopo essersi soffermati sul perché la attenuanti generiche possono essere ritenute equivalenti alle aggravanti, il presidente Callari sottolinea la «pervicacia con cui Donatella ha insistito nel soffocamento del figlio per un tempo considerevole nonostante la disperata resistenza opposta dal piccolo». Condivisa nel resto la sentenza di primo grado, sono quindi stati confermati per la mamma di Gabriel 16 anni di reclusione. Ora si attende la Cassazione.