Gite scolastiche, pareri discordanti di genitori e insegnanti sia sulla scelta delle mete che, soprattutto, sul costo ritenuto spesso esorbitante. «Esorbitante e proibitivo - aggiungono alcuni genitori che abbiamo sentito al di fuori delle scuole - tanto da creare disparità e disagio tra i ragazzi». Il mondo della scuola, che in contrasto con i suoi stessi ideali e con i compiti che la società gli assegna, dimostra talvolta eccessiva distanza dalla realtà, e anche sul tema delle gite "culturali" l'ipocrisia trionfa non di rado sulla concretezza.
Le dichiarazioni entusiastiche attribuite alle agenzie iscritte alla Fiavet (Federazione italiana associazione imprese e viaggi turismo) trovano parziale condivisione tra le famiglie che, costrette a stringere la cinghia a causa dei problemi creati prima dal Covid poi dagli aumenti delle spese per le utenze domestiche, provano disagio nel dover negare ai figli la gita proposta dai vari istituti.
Il mercato delle gite scolastiche viene valutato in circa tre miliardi l'anno, e sembra che lo stesso ministro Bianchi sia disponibile ad allungare il periodo dei "viaggi d'istruzione". Alcune delle proposte riferiteci dai genitori, creano dubbi e interrogativi. Invitare a spendere somme che si aggirano intorno ai 200 euro per una giornata trascorsa in località vicine, magari visitate normalmente nelle gite domenicali, lascia sconcertati. Non conosciamo i criteri di scelta, né il reale apporto dei genitori alle scelte effettuate da qualche esuberante docente.
Resta il disagio fra i giovani i quali, a fronte del desiderio di una giornata con gli amici al di fuori della soporifera normalità, devono ammettere l'indisponibilità a partecipare per difficoltà economiche. Eppure, non sarebbe così difficile organizzare le gite senza spremere fino in fondo quel limone che ha già dato il proprio succo.