A poco più di un anno dalla sentenza in Cassazione per sette degli imputati finiti nella maxi inchiesta antidroga "La Storia Infinita" dei carabinieri, l'Antimafia chiude il cerchio. E notifica a ventitré persone, molte delle quali già indagate per il "troncone" ben noto, l'avviso della conclusione delle indagini aperte per i medesimi accadimenti. Ma con "prospettive" giuridiche e contestazioni più ampie. A febbraio del 2021, lo ricordiamo, i giudici della Suprema Corte avevano deciso una pena pari a circa 60 anni di carcere in tutto per sette degli imputati: la maxi operazione antidroga condotta dai carabinieri di Cassino rappresentò uno spartiacque nella definizione della lotta allo spaccio nel territorio.
Per la prima volta era emerso anche l'uso delle armi per l'egemonia della piazza: l'ultima sparatoria a gennaio 2015, vero punto di partenza dell'indagine. Poi la definizione perla magistratura di ruoli e posizioni.
Per la procura Gennaro Ferreri era il dominus dell'intera organizzazione ma c'erano anche cassieri, guardia spalle, picchiatori, spacciatori al dettaglio e capoarea.
Elio Panaccione, poi entrato in un programma di protezione, un'altra figura apicale: fondamentali le sue dichiarazioni rese agli inquirenti della Dda.
Ora, in base ai nuovi elementi raccolti, sono state delineate nuove accuse: a Giovanni Ferreri, considerato dalla magistratura una figura apicale (difeso dall'avvocato Emanuele Carbone); ad Antonio Di Ponio, Carlo Delli Colli, Antonio De Silva, Nicandro De Silva, Vittorio Luciano e Cristian Grimaudo viene contestata l'associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti in concorso con altri per i quali si è proceduto separatamente. Base operativa per l'Antimafia proprio piazza Labriola: era qui che avrebbero avuto luogo i maggiori affari. E per la Dda Ferreri avrebbe avuto il ruolo di coordinatore «alle dipendenze dirette di Gennaro Ferreri». Non solo.
Nella presunta organizzazione ci sarebbe stato chi si sarebbe occupato del trasporto, chi del confezionamento, chi della gestione della "fondo cassa". Dalle indagini della Dda sarebbe emersa anche l'esistenza di un "libro mastro" per annotare "stipendi", entrate ed uscite. Quattro dei coinvolti, però, devono rispondere anche dell'aggravante del metodo mafioso: Gennaro Ferreri, Antonio Masucci, Luca Carlino e Giovanni Ferreri. Per gli inquirenti dell'Antimafia avrebbero operato connotando la loro azione con «l'adozione del metodo mafioso tanto nella modalità, tanto nella contestualizzazione di una dinamica di contrapposizione armata tra associazioni criminali per controllare il territorio».
È a Gennaro Ferreri e ad Antonio Masucci, ad esempio, che viene contestata la detenzione (e il fatto di averlo portato in luogo pubblico) di un fucile mitragliatore Ak/47 Kalashikov e 70 cartucce occultati nel cortile della scuola del quartiere di San Silvestro. A Ferreri e a Carlino, invece, l'attentato al circolo di San Bartolomeo. Agli altri indagati finiti nella "Storia Infinita bis" vengono invece contestate singole cessioni. Ora i coinvolti possono presentare memorie o chiedere di essere ascoltati. Le difese Carbone, Giancarlo Corsetti, Angelo Natale, Arturo Buongiovanni, Mariano Giuliano, Caludio Persichino, Gaetano Matronardi, Elisabetta Nardone, Ernesto Cassone, Gemma Farignoli e Francesco Malafronte sono pronte.