Rubano persino un copribara poco dopo il rito funebre. I familiari, increduli, non lo trovano più. E presentano denuncia ai carabinieri. Un episodio a dir poco amaro, quello che si è registrato nei giorni scorsi a Cassino. A denunciare sia all'Arma che pubblicamente l'accaduto è il figlio della donna venuta a mancare prematuramente. Che oltre al dolore per la scomparsa dell'amata madre ha dovuto fare i conti con uno dei gesti peggiori a cui si possa assistere: depredare le tombe di chi si continua ad amare incondizionatamente.

Ma poi per farci cosa? Cosa farne di un copribara appena realizzato per onorare la memoria di chi ci ha lasciati? «Non è per il valore economico ma per il gesto: il copribara era stato realizzato anche dalle nipotine. E oltre al dolore immenso della perdita ci siamo trovati a far fronte a una situazione impensabile» racconta il figlio della donna. Che, dopo aver cercato di capire chi possa aver fatto un gesto così misero, si è presentato in caserma per sporgere denuncia. Un monito per chiunque abbia ancora voglia di delinquere in un luogo sacro.

Purtroppo a Cassino come in altre zone del Cassinate episodi del genere non sono isolati: vasi "scomparsi" improvvisamente insieme a lampade votive, peluche oggetti lasciati accanto alle tombe come segno ideale di una prosecuzione, di una condivisione materiale altrimenti impensabile. Un modo per sentire non solo spiritualmente le persone che ci hanno lasciato ancora accanto.

Ecco perché, oltre alla rabbia per il furto perpetrato, a prendere il sopravvento è la delusione e l'incredulità che qualcuno abbia violato quel rapporto intimo e invisibile, spezzando un dialogo vietato agli altri.
In passato sono state persino trafugate le grondaie in rame che servono a far defluire l'acqua. L'attenzione è sempre molto alta.