La sua casa era finita all'asta. Acquistata da alcuni compaesani. Ma non aveva alcuna intenzione di abbandonarla. E quando gli è arrivata la lettera del tribunale è andato su tutte le furie. Ha preso un foglio e ha scritto nero su bianco, stando alle accuse, una serie di insulti e minacce di morte a una degli acquirenti. Una missiva lasciata sotto la vetrata di ingresso del negozio della donna. Minacce indirizzate soprattutto al fratello della commerciante.
Aveva lasciato un biglietto anonimo anche davanti alla porta di ingresso di un'agenzia immobiliare, minacciando e insultando la titolare. L.G, trentenne di Ceprano, è finito così a processo con l'accusa di tentata estorsione. I fatti risalgono al 2015. Nei giorni scorsi la sentenza e il cepranese è stato condannato a cinque mesi, pena sospesa, per minacce. La procura aveva chiesto un anno e otto mesi.
La ricostruzione
Di uscire dal suo appartamento, finito e acquistato all'asta, non ne voleva sapere. E così ha minacciato di morte gli acquirenti. Queste le accuse per cui è finito nei guai, sette anni fa, un trentenne residente a Ceprano. L'uomo, stando alle accuse, ha scritto una lettera di minacce di morte e insulti e l'ha lasciata sotto l'ingresso di un negozio di Ceprano, gestito da una delle acquirenti, minacciando la famiglia e soprattutto il fratello della donna, anche lui acquirente dell'appartamento.
Episodi con cui l'imputato si sarebbe procurato un ingiusto profitto mantenendo il possesso della casa con correlativo danno in capo agli acquirenti. Sempre stando alle accuse, il trentenne ha lasciato un biglietto di minacce e insulti, anonimo, sulla porta di ingresso dell'agenzia immobiliare, scrivendo che avrebbe fatto passare la voglia alla titolare di far comprare le case all'asta.
Le azioni del cepranese sono state riprese dalle telecamere, e durante una perquisizione domiciliare, a seguito della denuncia presentata nei suoi confronti, gli investigatori hanno trovato la felpa che corrispondeva alla descrizione circa i fatti avvenuti e un altro scritto corrispondente a quello lasciato nel negozio. Giorni fa l'udienza nel tribunale di Frosinone e la sentenza. Al cepranese, difeso dall'avvocato Mauro Roma, sono stati inflitti, dunque, cinque mesi, pena sospesa.