Trentasettenne dal carcere di Frosinone alla detenzione domiciliare, a casa della madre. La decisione per A. D. C., residente a Ferentino, è stata emessa nei giorni scorsi dal giudice del tribunale di sorveglianza di Roma. Il ferentinate, difeso dall'avvocato Mario Cellitti, a ottobre del 2020 è stato raggiunto da un provvedimento di cumulo che ha determinato la pena di sette anni e un mese di reclusione, detratto il presofferto, cinque anni e due mesi per diversi reati: rapina aggravata, furto, violazione della legge sulle armi, ricettazione. Fatti avvenuti dal 2007 al 2018.

Le rapine confluite nel provvedimento di cumulo sono state espiate. Il suo avvocato Cellitti nell'istanza ha allegato la disponibilità della madre ad accogliere il figlio nella propria abitazione e la disponibilità di un lavoro per lui da parte di una ditta. La decisione è scaturita anche alla luce della condotta sempre regolare del ferentinate, che durante la detenzione in carcere ha ripreso gli studi universitari e ha anche ricevuto un encomio per il lavoro di sanificazione durante la pandemia. L'uomo nel corso dei colloqui con lo psicologo ha sostenuto che la sua devianza è scaturita dall'uso di sostanze stupefacenti dal 2005 al 2010, pur non essendosi mai rivolto al Sert.

È stato espresso, dunque, dalla camera di consiglio del primo aprile scorso, il parere favorevole alla concessione di misure alternative soprattutto in vista della concreta possibilità di lavoro in atto da parte di una ditta. Al trentasettenne è stata, pertanto, concessa la detenzione domiciliare per il restante periodo di pena da scontare.