Quarantatrè anni sono lunghissimi da immaginare ma brevi per una giovane università che ha dovuto allargare il suo nucleo originario, moltiplicare l'offerta formativa, farsi validare l'apporto scientifico e crescere in fretta tra le giganti romane e la monumentalità di Napoli. E una volta arrivati a tagliare il traguardo nazionale e internazionale, continuare a guardare in casa propria e farsi partner del territorio e della comunità per disegnare insieme gli anni a venire attraverso l'innovazione, lo sviluppo, l'inclusione. Questo grazie anche alla consegna che il "neo" rettore (a cinque mesi dal suo inizio mandato) Marco Dell'Isola ha avuto da Giovanni Betta citato direttamente nell'incipit del suo discorso per poter arrivare a descrivere l'Unicas che immagina sotto la sua gestione.

Ad ascoltarlo tutte le autorità del territorio civili, militari e religiose arrivate puntuali all'appuntamento delle 11 nell'aula Magna del campus Folcara per la prima inaugurazione in presenza, dopo due anni. Il corteo dei docenti Unicas e dei rettori delle altre università, l'inno d'Italia, il messaggio del premier Draghi e le parole del direttore amministrativo a precedere un Dell'Isola particolarmente emozionato ma chiaro e limpido nella sua prolusione.

«Cinque mesi di rettorato sono davvero pochi per tracciare un primo bilancio, ma già dai primi giorni di governo di questo Ateneo, mi è subito apparsa chiara la volontà dell'Ateneo tutto di raccogliere nuove sfide, dopo un lungo e delicato periodo dedicato al difficile risanamento economico e all'emergenza pandemica». Immediato il messaggio iniziale, poi declinato nei vari ambiti. «È difficile ha detto elencare i "nuovi compiti" di una Università moderna senza cedere alle facili semplificazioni delle tre missioni di cui oggi tanto si parla. Certamente le Università sono, e sono sempre state, un luogo d'incontro tra diverse culture e il luogo vocazionale per la crescita professionale e culturale dei giovani studenti.

Oggi però esse acquistano sempre più una nuova dimensione di agorà dei territori vasti in cui operano e, in quanto tali, risultano il principale laboratorio locale delle novità sociali e ambientali, scientifiche e tecnologiche, economiche e giuridiche». Ha parlato di sfide sociali come l'inclusione e il superamento della disabilità, la parità di genere, la promozione dello sport e del benessere, il superamento della condizione carceraria (per la formazione universitaria), la diffusione della cultura, il miglioramento della fruibilità e della valorizzazione del patrimonio artistico, della promozione della pace e della sostenibilità ambientale. E proprio attraverso «le deleghe alla Terza Missione, l'Università di Cassino si è impegnata stabilmente a trasformare i risultati della ricerca e della didattica in bene pubblico e comune, nonché ad attivare processi di condivisione con la società civile e il territorio».

Le nuove sfide formative
«La didattica e l'alta formazione rappresentano certamente la sfida più rilevante di ogni Università». Anche se, a Cassino come altrove, ci si deve misurare con indicatori di finanziamento indipendenti dalle condizioni demografiche, sociali ed economiche. L'Unicas, in particolare, opera «su un territorio multicentrico a bassa intensità demografica e con un reddito pro-capite del tutto assimilabile a quello del meridione. Soprattutto la mobilità locale degli studenti, da e verso l'Università, paga lo scotto tipico delle aree interne (che costituiscono più del 50% dell'utenza universitaria). La qualità dei corsi di laurea offerti e il livello motivazionale dei nostri studenti, solo in parte riescono a bilanciare questi elementi di contesto, aggravati negli ultimi anni da un oggettivo calo demografico e da una domanda formativa sempre più specialistica e differenziata. Tale tendenza è stata abilmente arginata grazie all'apertura di nuovi corsi di laurea internazionali che hanno intercettato con successo una domanda crescente di alta formazione, proveniente soprattutto dai paesi emergenti, arrivando a offrire ben sei corsi di Laurea Magistrale in lingua inglese, sia in ambito economico che ingegneristico, un corso di Laurea triennale, 64 accordi di Cooperazione internazionale e 308 accordi Erasmus. Nel prossimo anno accademico l'Ateneo offrirà così complessivamente 32 Corsi di Laurea e Laurea Magistrale: un'offerta formativa che riteniamo rappresenti un grande valore per tutto il territorio ed ancora il principale ascensore sociale del Lazio Meridionale».

Le sfide del Pnrr
Tutta la comunità accademica «ha mostrato una grande reattività, partecipando attivamente alla "maratona" del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, conscia di quanto questo Piano possa rappresentare in termini di opportunità di investimento sul capitale umano, sulle infrastrutture di ricerca e sul trasferimento tecnologico.
La nostra Università è stata protagonista in molti tavoli di progettazione, tra cui quello del Centro di ricerca Nazionale sulla Mobilità Sostenibile e del Tecnopolo della Regione Lazio. D'altra parte, il successo dell'Ateneo nella ricerca e nel trasferimento tecnologico è anche determinato dal suo forte radicamento territoriale, che interessa soprattutto il Lazio meridionale, ma anche alcune aree limitrofe del Molise, dell'Abruzzo e della Campania (in collaborazione con altri atenei).A ciò si deve il ricco capitale di relazioni e connessioni dell'Ateneo con spin off, organismi di ricerca, altre Università, enti e imprese del territorio, attive in tutti i settori produttivi e documentato da centinaia di convenzioni quadro».

E, infatti, «nella scelta delle proprie attività didattiche e di ricerca, l'Università ha sempre cercato spontaneamente di entrare "in fase" con le attività produttive ed economiche del Lazio Meridionale, senza però rinunciare ad una visione prospettica e transdisciplinare che l'Università ha il compito di restituire alla collettività». È proprio questa quell'interrelazione Unicas-territorio che sta facendo scrivere pagine mai "pubblicate".