Saranno tre le relazioni a sostegno della contrarietà del Comune di Anagni all'impianto di biodigestione e compostaggio di via Selciatella, ufficializzata nella seduta consiliare di lunedì scorso e approvata all'unanimità. Sono le relazioni che esaminano tutti gli aspetti del progetto presentato dalla società Energia Anagni, formata da Saxa Gres, A2A e Saf: urbanistico, medico-scientifico e ambientale.

Numerosi i rilievi e le criticità messi in evidenza nella corposa documentazione, allegata alla delibera licenziata dal consiglio comunale da maggioranza e opposizione, che oggi sarà sul tavolo della conferenza dei servizi convocata dalla Regione Lazio per esaminare la richiesta, da parte della società Energia Anagni, dell'Aia (autorizzazione integrata ambientale).

In caso di accoglimento dell'istanza (il progetto ha già avuto esito positivo per la Via, valutazione impatto ambientale), il progetto dovrebbe essere definitivamente autorizzato per trattare 84 mila tonnellate all'anno di Forsu, la frazione organica del rifiuto solido urbano, ricavando energia elettrica e compost.

Un impianto sovradimensionato e pericoloso,secondo i detrattori. Un biodigestore utile e affatto rischioso secondo la società che, tramite l'amministratore delegato Simone Malvezzi, ha sempre difeso il progetto con dati alla mano.

Nella seduta consiliare di lunedì, il sindaco Daniele Natalia - che in un primo tempo è stato un sostenitore dell'impianto tanto da rilasciare un parere favorevole alla Via - ha colto l'occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe: innanzitutto sostenendo che l'unico ente preposto ad autorizzare l'impianto è la Regione Lazio, per poi replicare a muso duro al comitato "No biodigestore" che nei giorni scorsi aveva accusato maggioranza e opposizione di immobilismo sul caso in fase di rilascio dell'Aia: «È falso: l'ufficio urbanistica ha presentato le osservazioni, sono seguite le controdeduzioni a cui abbiamo dato le risposte che verranno introdotte nella conferenza dei servizi».

Una polemica, in una seduta che ha visto sostanzialmente centrodestra e opposizione collaborare, è scoppiata quando il consigliere Antonio Necci (Idea Anagni) ha addebitato il progetto, in pratica, al Partito democratico in quanto alla guida della Regione Lazio. Dalla minoranza, Sandra Tagliaboschi (Pd) non ha lasciato correre,replicando che a presentare il progetto è stata una società e non un partito e che le strumentalizzazioni politiche, in un momento in cui tutti insieme si stava lavorando per difendere il territorio, erano fuori luogo.