Tre condanne, una a quattro anni e le altre a due anni. È la richiesta del pubblico ministero Samuel Amari al gup Antonello Bracaglia Morante con il rito abbreviato. Si tratta dell'operazione "Cavaliere nero" condotta dalla Finanza nel 2018 che portò a tre arresti e a 25 indagati. L'ipotesi sulla quale ha lavorato la procura frusinate, che contesta anche l'associazione a delinquere, è quella della creazione di società vuote per fare acquisti e non pagare i fornitori per quasi 2 milioni di euro. Ieri esaminate le posizioni di Arturo Salvatore Di Caprio, 54 anni, di Maddaloni, residente a Cassino, ritenuto dalle accuse «promotore, capo e organizzatore del sodalizio, dominus occulto delle società» colui che avrebbe impartito «ogni direttiva» ai compartecipi, «stabilendone ruoli e funzioni anche nell'ambito delle persone giuridiche costituite "ad hoc" per le finalità illecite dell'associazione».

Contestati reati di natura fiscale e il trasferimento fraudolento di valori per intestazioni fittizie di quote societarie e cariche amministrative «riconducibili al gruppo criminale e attive nel sistema delle truffe e dei reati di natura fiscale». Si tratta di società con sede a Roma, Ceccano, Isernia, Cassino, Ciampino, Formia, Vignola (Mo), Castel San Giovanni (Pc), Genova, e Borgomanero (No). Per due di queste il depauperamento del patrimonio ne conduceva al fallimento. Contestate a Di Caprio delle truffe per merci ottenute e non pagate (parte delle quali rimborsate dalle assicurazioni). Tra queste risultano truffate Parmacotto, Peroni, Coca Cola e Ferrero.

Per lui la pubblica accusa ha chiesto una condanna con il rito abbreviato a quattro anni. Dopo di che il pm ha chiesto due anni per Massimo Santucci, 39, di Alatri e per Nicola Ilaria, 43, di Novara. Sono accusati di trasferimento fraudolento di valori il primo per l'intestazione del 40% delle quote di una società con sede a Ceccano e l'altra della titolarità di un'impresa di Borgomanero «al fine di eludere le disposizione di legge in materia di misure patrimoniali» in favore di Di Capirio. E per emissione di fatture per operazioni inesistenti. A seguire hanno i difensori dei tre, gli avvocati Pierpaolo Dell'Anno, Giorgio Igliozzi e Mirka Piccirilli hanno chiesto l'assoluzione. Prossima udienza il 6 giugno.