Ridotta di un anno la pena per i due carabinieri accusati della morte di Stefano Cucchi, condannati in appello a 13 anni. I giudici del "Palazzaccio" poco dopo le 21 di ieri hanno condannato in via definitiva a 12 anni Alessio Di Bernardo, il militare (originario di Sesto Campano ma residente a Venafro) in servizio a Cassino per dieci mesi fino al 2017 (fino alla sua sospensione) e Raffaele D'Alessandro per omicidio preterintenzionale. Ci sarà, invece, un nuovo processo di appello dopo l'annullamento con rinvio per i due carabinieri accusati di falso: Roberto Mandolini, comandante interinale della stazione Appia, condannato a tre anni e otto mesi di reclusione in appello; e Francesco Tedesco, condannato in appello a 2 anni e mezzo di carcere.

Tedesco, l'imputato-accusatore che con le sue dichiarazioni (importanti anche quelle di Riccardo Casamassima) ha fatto luce sul pestaggio subito da Stefano Cucchi in caserma la notte del suo arresto, era stato assolto in appello dall'accusa di omicidio. All'uscita dalla Corte di Cassazione la sorella Ilaria Cucchi ha detto ai giornalisti: «Glielo avevo promesso».

La giornata
Una decisione, quella di ieri, attesa da quasi 13 anni. «Ci sono voluti tre inchieste, sette processi, 150 udienze e due pronunciamenti della Cassazione ha sottolineato l'avvocato Fabio Anselmo per giungere alla decisione della Corte di Cassazione». Che di fatto ha messo la parola fine alla lunghissima e complessa vicenda giudiziaria aperta dopo la morte di Stefano Cucchi. La giornata di ieri è stata davvero interminabile.

In mattinata il Pg della Cassazione, Epidendio, ha definito «una via crucis» la notte vissuta dal geometra romano fermato per stupefacenti. E ha chiesto la conferma delle condanne per i quattro carabinieri accusati della morte di Stefano a seguito delle percosse ricevute nella notte tra il 15e il 16 ottobre del 2009 nella caserma Casilina. Oltre alla celebrazione di un nuovo processo d'appello «limitatamente al trattamento sanzionatorio» per Francesco Tedesco. Mentre giovedì si tornerà in aula per il troncone giudiziario aperto sui presunti depistaggi per i quali la procura di Roma aveva indagato otto alti ufficiali. Tra i nomi figura anche quello di Luciano Soligo, comandante in servizio per due anni a Pontecorvo.

Le reazioni
«Ci siamo affidati alla giustizia e ci affidiamo ancora a lei» ha affermato l'avvocato Fabio Anselmo in relazione all'udienza di giovedì, specificando che si tratta di condotte indipendenti. «Per noi l'aspetto preminente è quello dimostrato adesso: Stefano è stato ucciso. Non è morto per colpa della famiglia, non è morto perché tossicodipendente né perché epilettico: è morto perché è stato ucciso. E io direi brutalmente e tra mille sofferenze» afferma ancora. Poi aggiunge: «Abbiamo due annullamenti con rinvio.

Per la posizione di Mandolini auspichiamo che si corra per evitare che goda della prescrizione». «Credo nella giustizia e voglio avere fiducia che anche per tutti gli altri reati venga fatta giustizia» ha affermato Ilaria Cucchi che a suo fratello idealmente ha detto: «Te lo avevo promesso». «Soprattutto è stata fatta verità, una verità per la quale abbiamo lottato per anni sacrificando la nostra vita. In questo momento il mio pensiero non può che andare ai miei genitori ha aggiunto Ilaria Cucchi ai giornalisti e a Stefano. Il mio "grazie" più grande va al dottor Musarò perché grazie a lui siamo arrivati fin qui».