Dipendenza da gioco d'azzardo, i numeri fanno tremare Cassino e tutto il Cassinate. Sempre più uomini tra i cinquanta e i sessant'anni bruciano gran parte dello stipendio in scommesse sportive. I ventenni, invece, tutti i risparmi nei giochi online: la nuova frontiera della dipendenza. La fotografia è quella scattata da Exodus Cassino che da novembre sta portando avanti un progetto insieme al Consorzio dei Servizi sociali del Cassinate: "A che gioco giochiamo", per contrastare la diffusione sempre più pervasiva del gioco d'azzardo nel nostro territorio.

La gravità della situazione già nella relazione dei primi quattro mesi di lavoro d'équipe di operatori, assistenti sociali, educatori e psicologi è data dai numeri.
«Negli ultimi anni il gioco d'azzardo ha conosciuto una fortissima espansione sul territorio nazionale mutando in modo significativo la sua forma si legge nella relazione Relativa mente alla provincia di Frosinone i dati parlano di una spesa pro capite di 1.676 euro, ben oltre la media nazionale che è pari a 1.463euro a testa.
In questo scenario prosegue inarrestabile anche la crescita del gioco online il cui volume è pari quasi ad un terzo di quello complessivo. Anche a causa dell'emergenza sanitaria e quindi delle chiusure delle sale da gioco. Da un'analisi con la suddivisione della presenza del gioco d'azzardo sui territori provinciali è emerso che la spesa pro capite per il gioco d'azzardo è superiore nel Centro-nord ma fanno eccezione le province abruzzesi e parte del territorio laziale, precisamente l'area del Lazio meridionale».

E Cassino, stando all'analisi dei dati raccolti nei primi quattro mesi, sembra superare di gran lunga la media.
In attesa di ottenere dati completi dello studio affidato ad Exodus e al Consorzio, basta dare un'occhiata ai numeri forniti in precedenza dal progetto di Gedi Visual una sorta di database sull'azzardo per avere un quadro: nel basso Lazio Cassino occupa il quarto posto della classifica del 2017 con 2.177 euro spesi in giochi gestiti dallo Stato o nelle slot, più di Roma con i suoi 1.476 euro pro capite; ma meno di Frosinone con una spesa di 2.534. Ma a stupire sono San Giorgio, San Vittore e Castrocielo: secondo i dati del database a San Giorgio nel 2017 sono stati spesi 4.347 euro pro capite in giochi d'azzardo; a San Vittore 3.163 euro e a Castrocielo 2.564.

Seguono Pignataro e Piedimonte con 1.507 euro; Roccasecca con 1.166; Villa Santa Lucia 981; Pontecorvo 947; Ausonia 825; Castelnuovo Parano 786; Colfelice 764; Sant'Elia 726; Cervaro 657; Coreno 655; Sant'Ambrogio 486; Colle San Magno 313; Belmonte Castello 206; Vallemaio 145 e Sant'Andrea 139. Viticuso non classificato. I numeri ora vanno aggiornati, sia per il limite temporale, sia per l'espansione dei giochi online ma offrono un quadro importante. A dimostrare le rinnovate esigenze, proprio la recente richiesta da parte dei Comuni di Cervaro e San Giorgio dell'apertura di uno sportello di ascolto sui problemi legati al gioco d'azzardo.

Chi chiede aiuto
«Sono soprattutto i familiari di persone adulte che usano buona parte dello stipendio per scommesse sportive a chiedere aiuto» spiega Luigi Maccaro, responsabile Exodus Cassino e assessore comunale alla Coesione sociale. Per i ventenni, o poco più che ventenni, dipendenti dal gioco online la situazione non è molto diversa. E in entrambi i casi la conseguenza di essere stritolati da sovraindebitamento, usura e molti altri fenomeni criminali ben noti è più che reale.
Ecco perché si continua a puntare sulla prevenzione, cuore delle tante iniziative poste già in essere per sensibilizzare. Dal 2019, proprio la cooperativa sociale Exodus luogo di reinserimento ma anche centro di associazione giovanile ha inserito tra i suoi tanti interventi proprio quelli di informazione e prevenzione dei rischi connessi alle dipendenze senza sostanza, come i social o il gioco d'azzardo patologico.

In questa direzione si inseriscono campagne come "Tanto vinco questa e basta" rivolta soprattutto ai giovanissimi, incapaci di controllarsi e spesso non in grado di valutare la gravità delle perdite e della progressiva dipendenza. Un progetto che ha coinvolto scuole, parrocchie, associazioni e centri diurni.
Per dire basta. Ma la strada è lunga. E la relazione del progetto con il Consorzio dei Servizi sociali lo sta dimostrando.