La Procura della Repubblica di Frosinone firma il provvedimento di sequestro che ha per oggetto i telefoni cellulari dei tre giovani di Ceccano accusati di stupro da una diciannovenne di Alatri. Si va a caccia e alla ricerca, come spesso accade in simili circostanze, di immagini o video che possano aver immortalato la violenza denunciata dalla ragazza, alla luce del fatto che proprio la parte offesa non avrebbe escluso di aver percepito l'impressione di essere stata ripresa da uno dei tre.

Nella giornata di ieri gli investigatori del reparto operativo di Frosinone, coordinati dal dottor Vittorio Misiti, hanno effettuato un nuovo blitz e hanno sequestrato le utenze cellulari, direttamente e indirettamente riferibili ai tre indagati, essendo oggetto delle indagini non solo quello di acquisire, così come sospettato dalle parte offesa, il video o le immagini che immortalerebbero il fatto, ma soprattutto gli sms che si sono scambiati su chat interna e privata i tre, sia prima, sia durante e soprattutto dopo.

Gli inquirenti sono alla ricerca di eventuali commenti, sensazioni e impressioni che riguarderebbero la vicenda. Intanto mercoledì scorso i carabinieri del Ris sono stati accompagnati dai colleghi del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Frosinone nella villetta alla periferia di Ceccano dove, secondo la denuncia della diciannovenne di Alatri, si sarebbe consumato lo stupro. Scopo dell'incarico, conferito a un ufficiale biologo, è accertare la natura delle tracce biologiche, eventualmente rinvenibili all'interno dell'appartamento, e poi verificarne la riconducibilità ai tre ceccanesi.

I militari si sono trattenuti all'interno dello stabile, dove, attraverso una strumentazione tecnica, si sono messi alla ricerca di reperti utili alle indagini. Secondo le poche informazioni trapelate finora, l'alatrense si sarebbe data appuntamento con un compagno di scuola il 26 febbraio scorso. Da Alatri la ragazza si sarebbe recata a Ceccano. Dopo un primo incontro al quale avrebbero assistito anche altri ragazzi, il cui racconto potrà definire il contesto dei rapporti tra i soggetti coinvolti, la diciannovenne avrebbe accettato di andare in casa di uno dei giovani. Una casa, attualmente disabitata, dove, oltre all'amico sarebbero arrivati anche gli altri due indagati.

Ed è tra quelle mura che si sarebbe consumata la violenza. Dopo qualche giorno di riflessione, la ragazza, che si è fatta refertare in ospedale, avrebbe trovato il coraggio di denunciare l'accaduto, dando il via all'inchiesta. I tre ragazzi, difesi dagli avvocati Armando Pagliei, Giampiero Vellucci e Piefrancesco Pizzuti, negano le accuse.