È stato affidato ieri l'incarico ai carabinieri del Ris per lo stupro di gruppo. E contestualmente sono iniziate le operazioni all'intento della villetta alla periferia di Ceccano dove, secondo la denuncia della diciannovenne di Alatri, si sarebbe consumato lo stupro. Scopo dell'incarico, conferito a un ufficiale biologo è accertare la natura delle tracce biologiche, eventualmente rinvenibili all'interno dell'appartamento, e poi verificarne la riconducibilità agli indagati (a cui per ora non è stato prelevato materiale genetico).
Prende, dunque, un'accelerata - considerata la concomitanza tra incarico e accertamenti effettuati - l'inchiesta che la procura di Frosinone sta conducendo dopo aver raccolto la denuncia presentata dalla studentessa di Alatri. Ieri, pomeriggio, subito dopo la formalizzazione dell'incarico, i carabinieri si sono portati nella villetta posta sotto sequestro già la scorsa settimana.
I carabinieri del Ris sono stati accompagnati dai colleghi del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Frosinone. I militari si sono trattenuti all'interno dello stabile, dove, attraverso una strumentazione tecnica, si sono messi alla ricerca di reperti utili alle indagini. La casa è stata ispezionata da cima a fondo con il chiaro intento di trovare elementi a conforto della tesi sostenuta dalla ragazza nel suon drammatico racconto agli investigatori.
Una versione nella quale - sembrerebbe - la ragazza con lucidità ha distinto i ruoli avuti dai tre accusati. E di questi uno in particolare avrebbe avuto un ruolo maggiore rispetto agli altri due. Secondo le poche informazioni trapelate finora, la ragazza si sarebbe data appuntamento con il compagno di scuola il 26 febbraio scorso. Da Alatri la persona offesa si sarebbe recata a Ceccano.
Dopo un primo incontro al quale avrebbero assistito anche altri ragazzi, il cui racconto potrà definire il contesto dei rapporti tra i soggetti coinvolti, la ragazza avrebbe accettato di andare in casa di uno dei giovani. Una casa, attualmente disabitata, dove, oltre all'amico sarebbero arrivati anche gli altri due indagati. Ed è tra quelle mura che si sarebbe consumata la violenza.
Nessuno, come riferito da una parente di uno dei ragazzi, intervistata dal Tg2 della Rai, avrebbe sentito nulla, tantomeno urla provenienti da quella casa. Dopo qualche giorno di riflessione, la ragazza, che si è fatta refertare in ospedale, avrebbe trovato il coraggio di denunciare l'accaduto, dando il la all'inchiesta. I tre ragazzi, difesi dagli avvocati Armando Pagliei, Giampiero Vellucci e Piefrancesco Pizzuti, comunque, negano le accuse.