Torneranno in servizio a partire da domani, ma non potranno essere impiegati nelle loro mansioni. Sono gli insegnanti no-vax che, sostanzialmente, saranno pagati per non lavorare. Dal primo aprile, con la fine dell'obbligo di green pass e pur non potendo avvicinarsi agli allievi, torneranno nella loro sede di lavoro, cioè a scuola, anche i 3.000 tra insegnanti, bidelli e segretari che tra Roma e provincia hanno deciso di non vaccinarsi.

Quattromila in tutto il Lazio, anche se l'ufficio scolastico provinciale di Frosinone sul punto non è stato in grado di fornire un dato preciso. Una situazione questa che non piace ai presidi. «La solita soluzione pasticciata decisa da chi non conosce le dinamiche del mondo della scuola e che finirà per creare altri problemi. Si è commesso lo stesso errore compiuto con la storia dei doppi turni. Non sono stati consultati coloro che la scuola la vivono tutti i giorni e che sanno anche indicare le strade da seguire, cioè i presidi» ha detto Mario Luigi Luciani presidente di Anp Frosinone.

A lamentare le contraddizioni introdotte dal Decreto sono anche i sindacati del settore scolastico. In particolare, per la Flc Cgil il provvedimento comporta delle discriminazioni fra il personale docente e fra i docenti e i dipendenti Ata. «Anche l'ipotesi di impiegare questo personale docente in segreteria potrebbe non essere corretta perché quello è un profilo di tipo amministrativo. Forse potrebbe essere utilizzato in predisposizione di progetti, adempimenti didattici. Ma è un po' complicato» ha proseguito Luciani.

Certo è che questi docenti non potranno prendere servizio per insegnare e i supplenti nominati dovranno continuare nelle loro attività non potendo essere sostituiti dai titolari di cattedra. Non è possibile neanche prevedere lezioni a distanza, con il prof no vax che si collega da remoto, perché comunque serve una sorveglianza per gli alunni in classe. Un bel pasticcio.