Ancora giorni di fermo produttivo a Cassino Plant per la mancanza di microchip. Ancora disagi per l'intero settore, già fortemente penalizzato. E, a voler descrivere le comunicazioni di ieri da parte dell'azienda, si entra in un ginepraio di date e incastri. La sostanza? Due giornate di non lavoro per Cassino Plant. Il dettaglio? Eccolo qui: ieri mattina la direzione aziendale dello stabilimento ha mandato alle sigle sindacali una prima comunicazione. «A causa della mancanza di materiale la giornata di recupero prevista per sabato 26 sarà effettuata in data da definirsi».

Quella del famoso sabato lavorativo era la giornata ipotizzata per andare a recuperare il fermo produttivo del primo marzo. E, invece, ancora un nulla di fatto, come già accaduto in passato quando si era tentato di proporre recuperi all'infuori dei classici cinque giorni lavorativi. E adesso? Bisognerà trovare uno spazio utile per il "recupero del recupero" del primo marzo.

Poco più tardi, sempre nel corso della mattinata di ieri, mentre i lavoratori erano sulle linee di montaggio, Fca ha comunicato ancora: «A causa della mancanza di materiali fermo produttivo per il giorno 25 marzo», dunque, oggi! In buona sostanza le tute rosse ieri hanno effettuato l'ultimo giorno di lavoro della settimana, il terzo per la verità dal momento che anche martedì erano stati fermi. Tre giorni su sei, considerando il sabato lavorativo.

La crisi dei semi conduttori, che ha già letteralmente paralizzato Melfi (lo stabilimento, fermo dallo 19 marzo, riaprirà alle 6 di lunedì 28), continua a contagiare anche le altre fabbriche italiane e il fronte bellico peggiora la situazione.

Gigafactory e prospettive
Intanto continuano le reazioni dopo il via libera all'accordo per la costruzione della gigafactory a Termoli, laddove Stellantis sosterrà i piani di crescita di Automotive Cells Company (Acc) che intende trasformare l'attuale stabilimento in un nuovo impianto dedicato alla produzione di batterie.

Un protocollo d'intesa che, come commentato dai sindacati, porta garanzie e messa in sicurezza delle fabbriche italiane. Un ottimo segnale per il gruppo e per l'intero settore. «Un elemento importantissimo per il futuro della filiera produttiva automotive in Italia. Un fondamentale passo avanti nella transizione energetica», ha detto Paolo Scudieri, presidente di Anfia (associazione nazionale filiera industria automobilistica).

Anche se, come fotografato da più parti, mancano parecchi tasselli! «La partita da giocare è solo all'inizio e c'è ancora molto da fare. Ci proponiamo di lavorare con il governo per costruire in Italia almeno una parte della filiera produttiva che sta a monte delle gigafactory, dove si posiziona il 60-70% del valore aggiunto della catena del valore delle batterie».