Per bonificare la discarica di via Le Lame servono circa settanta milioni, una cifra che l'amministrazione Ottaviani si sta apprestando a chiedere agli enti sovraordinati per disinnescare, di concerto con Regione Lazio e Ministero della Transizione ecologica, una volta per tutte una bomba ecologica.

La novità è emersa nel pomeriggio all'esito di una riunione tecnica che si è svolta all'ex Mtc dove ha sede l'assessorato all'ambiente coordinato da Massimiliano Tagliaferri. L'importo dei lavori di bonifica è stato quantificato sulla base di uno studio di fattibilità in possesso del Comune di Frosinone elaborato all'epoca dell'apertura del procedimento penale, attivato dalla procura, sulla discarica che si trova alla periferia del capoluogo sulle rive del fiume Sacco. Il fondo cui accedere per ottenere i finanziamenti sarebbe quello della Missione 2 del Pnrr, che prevede risorse dedicate per la tutela dell'ambiente.

A proposito dell'ecomostro di via Le Lame nella relazione conclusiva, approvata il 28 febbraio 2018 dalla "Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali", a pagina 121 del documento, è scritto testualmente che «A Frosinone vi è l'ex discarica Le Lame, che si estende su una area di circa 46.500 metri quadri, compresa tra il fiume e la strada di via Le Lame, che contiene 650.000 metri cubi di materiale, in gran parte mineralizzata, corrispondente a circa 700.000 tonnellate e che è posizionata a qualche centinaio di metri di distanza da un fiume, il cui letto è posto a un livello inferiore rispetto al terreno della discarica.

La discarica è stata sottoposta a sequestro preventivo e vi anche un procedimento penale in corso per il reato di avvelenamento delle acque, in quanto il percolato della discarica ha raggiunto la falda acquifera sottostante, inquinandola con l'apporto di metalli pesanti (in particolare alluminio, ferro, manganese, bario, nichel e piombo). Secondo l'opinione di tutti gli operatori, nel caso di specie, occorre operare un landfill mining, cioè, la completa rimozione del deposito di rifiuti, al fine di perseguire la bonifica della discarica inquinante. Tuttavia, il landfill mining, sulla base di un calcolo a spanne effettuato, richiede risorse finanziarie, di circa 70-80 milioni di euro, somma questa che non è nella disponibilità della amministrazione comunale. Dunque, dovrebbe intervenire il Ministero dell'ambiente, trattandosi di area ricompresa in un Sin».

Anche secondo le indicazioni e le volontà dell'amministrazione Ottaviani, la tecnica da utilizzare è quella del landfill mining che si pone diversi obiettivi: recuperare i volumi della discarica; recuperare energia mediante la valorizzazione della frazione organica dei rifiuti; recuperare e riciclare i materiali inorganici; migliorare o rinnovare la sicurezza ambientale rendendola consona alle modificate indicazioni normative ambientali.

L'intervento previsto dovrebbe prevedere: una prima fase di messa in sicurezza tramite Landfill Mining; una seconda fase di trasferimento all'aggiudicatario dell'intervento; una terza fase di recupero ambientale e di restituzione dell'area a usi diversi. Adesso la richiesta di finanziamento passerà a breve al vaglio della giunta per la formalizzazione.