La voce rotta dall'emozione mentre elenca i numeri delle vittime per Covid nei comuni ciociari. È il momento più toccante della cerimonia di commemorazione svoltasi ieri all'Asl di Frosinone. Il direttore generale Pierpaola D'Alessandro lascia il microfono alla coordinatrice della terapia intensiva, Tiziana Ceccarelli. È lei che elenca comune per comune i 798 decessi. Ma dietro ogni numero c'è una persona, una famiglia. «Molti li ricordo ancora», dice dopo aver completato il triste elenco. I nomi, invece, con le iniziali sono sul prato, opera dei detenuti della casa di reclusione di Paliano.

La cerimonia si apre sulle note di Imagine per «partire dalla pace», esordisce il dg D'Alessandro. Che spiega: «Il presidente Mattarellaci ha chiesto di commemorare i deceduti per la pandemia, noi come provincia di Frosinone ne abbiamo avuti 798. Vogliamo ricordare perché il Covid non è finito, è tra noi con una variante molto infettiva e ci sta chiedendo un contributo importante di vite». Sull'allentamento delle misure, la manager è chiara: «Serve tanta sicurezza, io non toglierò la mascherina. Ci auguriamo che tutto finisca. Adesso, però, siamo chiamati, con coraggio, a tenere altissima la guardia».

La D'Alessandro elogia il «senso dello Stato» e l'impegno di tutti i sanitari «che hanno dato una dimostrazione di spirito di sacrificio. Sono stati coesi e hanno combattuto con coraggio. Oggi i sanitari hanno i volti stanchi, ma voglio ringraziare tutta questa squadra e anche la comunità». Il dg ringrazia del contributo gli ospiti della casa di reclusione di Paliano e aggiunge, con un monito, che la loro opera, con le iniziali di tutti i morti per Covid della provincia, è rimasta volutamente incompiuta «perché sappiamo che il contributo delle vittime sarà ancora importante».

Il prefetto di Frosinone Ernesto Liguori si rivolge ai sanitari: «Avete contribuito a combattere e conseguire risultati che ci vedono andare verso il traguardo del superamento della fase emergenziale. Giornate di questo tipo ci invitano a fare memoria». Quindi, il prefetto evidenzia lo sforzo per resistere al Covid: «Un sistema coeso, di solidarietà, capace di affrontare sfide complesse. Le vittime del Covid sono sintesi del dolore e della sofferenza. Credo vada riconosciuta la capacità di rispondere con alcuni capisaldi: la grande professionalità del sistema sanitario, espressa nell'operato di tutti, istituzioni, forze dell'ordine, vigili del fuoco, protezione civile, amministratori, volontariato che hanno aggiunto cuore e passione». L'altro elemento che evidenzia Liguori è «il raccordo delle istituzioni che hanno saputo collaborare tra loro in uno sforzo corale e coordinato. Questo patrimonio, questa esperienza dobbiamo essere capaci di valorizzare non solo nel dolore ma anche nella forte collaborazione che si è tramutata in risposta positiva».

A quel punto la parola passa alla coordinatrice della terapia intensiva: per ciascun comune elenca il numero dei morti, a cominciare dagli 81 di Frosinone. L'Imam di Frosinone Omar el Jaouzi dice: «Oggi è una giornata per fare memoria e rinnovare la vicinanza alle famiglie. La pandemia non ha confini». Il vescovo Ambrogio Spreafico parla della «memoria, della memoria del dolore, della fatica della morte. Secondo la Bibbia siamo polvere e ce ne dimentichiamo spesso. Abbiamo scoperto di essere fragili. Non dimentichiamo chi siamo e del dolore». Quindi rivolto alle vittime: «I loro nomi sono scritti sulla terra e nel cielo». Ed evidenzia la solidarietà per chi soffre: «Nessuno si salva da solo ma perché tutti remiamo dalla stessa parte».

La manager D'Alessandro nel tracciare un bilancio di questa esperienza rimarca: «Il momento più drammatico è stato con la zona rossa perché la regione era in giallo, tra ottobre 2020 e febbraio 2021, i giorni in cui avevamo 1.500 ricoverati per Covid. Il pronto soccorso era talmente pieno che a Frosinone abbiamo dovuto creare dei moduli aggiuntivi».