Tre anni e sei mesi con il rito abbreviato per aver rapinato una donna in via Moccia, nel centro storico di Frosinone, ed averla trascinata per alcuni metri prima di farla sbattere contro un muro. Il gup del tribunale di Frosinone, Ida Logoluso, ha depositato le motivazioni della condanna inflitta al frusinate Fabrizio Bracaglia, 38 anni. Quest'ultimo era accusato dei reati di rapina e di lesioni per aver affiancato con l'auto una donna e, dopo essersi sporto dal finestrino del veicolo, di averle afferrato la borsetta, trascinandola per alcuni metri fino a farla cadere. La malcapitata, che stava rientrando dal lavoro, era poi andata a sbattere contro un muro, provocandosi lesioni per venti giorni, con una serie di fratture alle costole, delle contusioni e persino il distacco parziale del polmone sinistro.
I fatti sono accaduti il 3 febbraio del 2021, all'altezza dell'arco Campagiorni. Subito le indagini si erano concentrate su un uomo, robusto, alto 180 centimetri, con una maglia nera che viaggiava a bordo di una Ford Focus di cui i testimoni erano riusciti a indicare gran parte della targa (mancavano le ultime due lettere).
Nel frattempo veniva allertato anche il 118 che, con un'ambulanza, soccorreva la donna rapinata e la trasportava all'ospedale di Alatri per le cure del caso. Gli agenti, invece, andavano a casa del sospettato il quale, come scrive il giudice, «ammetteva il fatto, dichiarando di aver lanciato la borsa dal finestrino alla fine di via Moccia, angolo di via Fosse Ardeatine». Ma in via Moccia non c'era traccia degli oggetti appartenenti alla donna.
Tre giorni dopo il fatto, gli agenti della questura, in un corso d'acqua, a trenta metri dall'abitazione dell'imputato recuperavano la borsetta della donna, dal cui interno non mancava nulla come accertato dalla stessa vittima. Secondo il magistrato che ha condannato l'imputato «le dichiarazioni della persona offesa devono ritenersi pienamente attendibili, anche perché riscontrate anche da quanto accertato dalla polizia giudiziaria prontamente intervenuta, dalle ferite riportate e dal luogo di ritrovamento della refurtiva».
Più avanti, nelle motivazioni, si legge ancora: «La puntuale descrizione dei fatti da parte della vittima, le ferite riportate dalla stessa, la descrizione dell'uomo e del veicolo immediatamente raccolti, il successivo riconoscimento, il ritrovamento della refurtiva a poca distanza dall'abitazione del Bracaglia, la personalità di costui, come emergente da un precedente analogo, costituiscono elementi che dimostrano con sufficiente grado di certezza ed oltre ogni ragionevole dubbio che il Bracaglia si sia impossessato con la forza e notevole violenta della borsa».
Provocando anche le lesioni alla derubata, poi costituitasi parte civile nel giudizio davanti al giudice per le udienze preliminari. Per il gup non solo è sussistente il reato di rapina, ma anche quello di lesioni «posto che l'imputato usò violenza nei confronti della persona offesa tirandola con la sua auto violentemente e trascinandola fino a farla sbattere contro un muro, al fine di impossessarsi dei suoi beni». Contestata inoltre a Bracaglia anche la recidiva specifica ed infraquinquennale, mentre all'imputato sono state concesse le attenuanti generiche equivalenti all'aggravante contestata. Tenuto conto anche del fatto che lo stesso ha poi ammesso la sua responsabilità.
Da qui la condanna per il Bracaglia a tre anni e mezzo di reclusione e a 800 euro di multa non ché al risarcimento dei danni subiti dalla parte offesa, costituitasi parte civile, quantificati in 20.000 euro.
La difesa di Bracaglia, rappresentata dall'avvocato Mario Cellitti, ora proporrà ricorso in appello nel tentativo di ottenere in secondo grado uno sconto di pena.