Il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata dall'Acea Ato-5 sulle nuove tariffe.
La guerra della tariffa
I giudici amministrativi hanno esaminato il ricorso presentato dal gestore del servizio idrico, rappresentato dall'avvocato Fabio Elefante, contro la sentenza del Tar di Latina che, a fine 2021, aveva respinto il ricorso dell'Acea Ato-5 e mantenuto ferma la delibera con la quale era stata approvata la tariffa per gli anni dal 2020 al 2023. L'Ato 5 e i Comuni costituitisi in giudizio sono rappresentati dagli avvocati Riccardo Farnetani, Sergio Messore e Antonello Tornitore.
Il Consiglio di Stato osserva: «Premesso che viene impugnata la sentenza con cui si ritiene non immediatamente lesiva la proposta di tariffa idrica adottata dalla Conferenza dei sindaci dell'Ato 5 Lazio meridionale; considerato che, sul punto della non immediata lesività, la tesi propugnata» dal Tar «trova in effetti conforto in almeno una parte della giurisprudenza», ritenuto «sul piano del periculum in mora, che non viene allegato un più specifico pregiudizio sia con riguardo alla continuità della gestione, sia con riferimento alla realizzabilità di taluni investimenti» viene respinta l'istanza cautelare.
In precedenza il Tar del Lazio aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Acea Ato5 che ritiene la tariffa sostanzialmente inidonea alla copertura integrale dei costi (inclusi quelli già sostenuti e quelli legati alla morosità) e degli investimenti programmati previsti. Di fatto, il via libera alla proposta della Sto, per il quadriennio 2020-2023, prevede un adeguamento della tariffa del 4,2% per il 2020 (a fronte del 7,7% applicato dal gestore per il 2020); del 3,7% per il 2021 (a fronte del 7,7% applicato dal gestore per il 2021) e le proiezioni del 3,3% per il 2022 e dello 0,98% per il 2023.
Il piano è scaturito da un esame dei dati e dei numeri, così come disposto da provvedimenti e atti adottati da Arera, al quale hanno lavorato anche due esperti dell'Anea (Associazione nazionale enti d'ambito). Tuttavia, l'Acea Ato5 ha sostenuto un «grave e irreparabile pregiudizio» per «l'inadeguatezza dell'aumento tariffario e il mancato riconoscimento di costi per circa cinque milioni e mezzo annui per il quadriennio regolatorio», condizione che potrebbero mettere «a rischio la continuità della gestione o la qualità del servizio e la realizzabilità degli investimenti programmati».
L'udienza preliminare
Il processo agli ex vertici di Acea Ato 5 resta a Frosinone. Ieri pomeriggio il gup del tribunale di Frosinone Antonello Bracaglia Morante ha respinto tutte le eccezioni di incompetenza territoriale per spostare parte del procedimento a Roma con particolare riferimento ai reati contestati di falso in bilancio e ai reati tributari connessi all'imposta sui redditi. L'udienza preliminare va avanti. Nella prossima udienza, tra due lunedì, saranno ascoltati Serafino Colasanti e Stefano Magini che hanno chiesto al giudice di essere interrogati prima della decisione sull'eventuale rinvio a giudizio.
Nel corso dell'udienza sono state presentate delle memorie contro l'ipotesi di incompetenza territoriale da parte del pubblico ministero e da parte delle parte civili in rappresentanza dei Comuni di Alvito e Broccostella, avvocato Augusto Casinelli, e di San Giorgio a Liri, avvocati Vincenzo Marrone e Antonio Di Sotto.
Il giudice ha osservato «che non è affatto vero che non sia possibile individuare il luogo di consumazione del reato più grave, rilevante ai fini della connessione». Quindi ha aggiunto che «l'attrazione alla competenza per territorio del tribunale di Frosinone dei reati che secondo le regole ordinarie sarebbero di competenza del tribunale di Roma è sorretta dalle regole della connessione rispetto al più grave reato», di frode nelle pubbliche forniture, «che deve ritenersi consumato in Frosinone, secondo entrambe le tesi alternative».
L'udienza, pertanto, prosegue a Frosinone. La procura contesta i reati di falso in bilancio a carico di Acea Ato-5, frode nelle pubbliche forniture, ostacolo all'esercizio delle funzioni dell'autorità di pubblica vigilanza, peculato per il fondo vincolato per la depurazione, turbata libertà nella scelta del contraente per l'affidamento degli incarichi di progettazione, collaudo, nonché reati tributari sulle imposte dei redditi 2014-2017.
Sotto accusa sono l'amministratore delegato di Acea Ato 5, da ottobre 2007 a marzo 2010, Luca Matrecano, l'amministratore delegato di Acea Ato 5 da aprile 2015 a novembre 2016 Paolo Saccani, l'amministratore delegato di Acea Ato 5, dall'ottobre 2016 fino all'approvazione del bilancio 2017, Stefano Magini, il firmatario delle relazioni di revisione della Ernst & Young per i bilanci di Acea Ato 5 2015-16 Alessandro Fischetti, il firmatario della revisione della Price Waterhous per il bilancio 2017 di Acea Ato 5 Giulio Grandi, il presidente del collegio sindacale fino all'approvazione del bilancio 2017 Amedeo Liberatori, il sindaco effettivo Luigi Ceccarelli, l'altro sindaco effettivo Germana Concetti nonché il responsabile della segreteria tecnico operativa dell'Ato 5, dall'aprile 2014 all'approvazione del bilancio 2017, Serafino Colasanti, difesi dagli avvocati Gianrico Ranaldi, Fabrizio Gobbi, Marcello Elia, Piero D'Orio e Mario Di Sora. Si sono costituiti parte civile l'Autorità d'ambito e 52 Comuni.