Arriviamo nel cortile del "Giardino delle rose blu" in viale Europa, all'ora di pranzo di ieri. Palloncini di colore giallo e blu, un cartellone con su scritto benvenuto in ucraino, fanno da cornice al banchetto. C'è anche una torta con le bandierine dell'Italia e dell'Ucraina.
In lontananza, nell'area giochi, scorgiamo un bambino. È il più piccolo. Gioca con due palloncini. All'improvviso uno dei due scoppia.

Noi adulti ci guardiamo tutti, il piccolo resta immobile, pochi istanti, pensiamo "ora piangerà", e invece no, si guarda attorno e capisce che non è in pericolo.
Che non è una delle bombe che ha sprigionato quel fuoco che ha visto con i suoi occhi mentre con la mamma, la nonna, lo zio, un'altra bambina con la madre fuggono dall'Ucraina, da Ivano-Frankivs'k, nella parte occidentale del Paese. Lui è Filippo, ha tre anni, e insieme a mamma Vitalia, 29 anni, a nonna Oksana, 52, allo zio Ilia, 26, è stato accolto a Frosinone, da don Ermanno D'Onofrio.

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