Lo stalker non è sempre uomo. Può capitare che sia donna e che venga pure condannata. È stato un frusinate a denunciare la sua ex convivente e quest'ultima è stata condannata per atti persecutori e danneggiamento alla pena (sospesa) di un anno e otto mesi oltre al risarcimento dei danni da quantificare in sede civile. Dopo un anno di convivenza la coppia si è separata. Da quel momento, per l'imprenditore, costituitosi parte civile attraverso l'avvocato Vittorio Vitali, iniziano i problemi. La sua ex, F.D.A, 46 anni, una postina, difesa dall'avvocato Simone Galluccio, che non si era rassegnata alla fine della relazione, si trasforma in una stalker.
Quando l'uomo decide di rompere siamo alla fine del 2015. Una separazione burrascosa: a giugno dell'anno successivo, lui presenta una prima querela. Si sente nel mirino della donna. Racconta di esser vittima di una lunga serie di lettere minatorie e altri gesti che lo costringono ad integrare per ben quattro volte la querela. L'imprenditore denuncia di aver ricevuto delle missive con frasi minatorie come "ti ammazzo...la morte è vicina" "ti tocco i tuoi figli", "una bomba esplode nella tua macchina". L'anonimo mittente si firmava "zigaro" senza la enne o "camora" senza una erre. Alcune missive arrivano anche al figlio dell'uomo. Stando alla perizia grafologiche fatta svolgere dal consulente tecnico d'ufficio, le lettere sarebbero state scritte con la sinistra da una destrimana. Una ventina le lettere inviate, di cui una con un paio di slip da donna. Alcune depositate direttamente a mano, altre regolarmente affrancate.
In base ai risultati delle indagini, la donna sarebbe riuscita anche a introdursi in casa dell'ex per disegnare sul portone una croce nera e una rosa dello stesso colore in occasione dell'8 marzo. In un'altra occasione, l'uomo ha denunciato di aver trovato l'auto completamente verniciata di rosso e blu, dentro e fuori.
La donna avrebbe anche fatto credere all'ex di aver piazzato delle telecamere all'interno dell'abitazione per sorvegliarlo. Tanto che lui fu costretto a cambiare le chiavi e il posto dove parcheggiava la vettura. Giovedì il giudice monocratico Silvia Fonte-Basso, davanti al quale sono stati riuniti due distinti procedimenti, ha emesso la condanna per la donna.