Una giornata importante per tutto il territorio quella che si è svolta ieri al parco Baden Powell. La manifestazione organizzata dal mondo delle associazioni ha visto una larghissima partecipazione.
Una spinta civica e sociale alla quale ha poi aderito anche il mondo della politica. Presente il sindaco e buona parte dell'amministrazione, anche consiglieri regionali e il difensore civico del Lazio. Tanti bambini, gli scuot Agesci, i ragazzi di Pino Valente con i loro meravigliosi Red Poppy appuntati sul petto, le divise blu della Banda Don Bosco di Marcello Bruni e tante, tante persone.

A risaltare tra tutti i membri della comunità ucraina, vestiti con i colori della bandiera del loro Paese, il giallo e il blu su volti, braccia. Una popolazione forte, fiera, che può sembrare a tratti dura ma che è davvero molto tenace. Da loro arrivano le storie vere, non i luoghi comuni di chi, ovviamente, condanna la guerra, di chi ci ricorda quello che è stato il passato dell'Europa, di Cassino. Non si tratta di retorica, ascoltare le loro testimonianze, guardare negli occhi soprattutto le donne, trasmette molto di più.

«Io abito a Pignataro, sono sposata con un italiano e ho buona parte della mia famiglia in Ucraina al momento - spiega Iryna Solohub -. Sto qui dal 2015. Ho cugini, mia sorella, tutta la famiglia nelle zone in cui stanno bombardando. Ci teniamo in contatto ogni giorno.
Chiedo Kiev qui? E aspetto la risposta: ancora si.
Putin ha deciso di portare il mondo russo in ogni casa ucraina, ci ha detto che siamo nazisti drogati e che lui vuole portare la pace nella nostra terra. Ma finché non ha deciso di portare questa pace, noi la pace l'avevamo già. La guerra è scoppiata nel 2014. Mi dispiace tanto che il mondo non abbia capito dall'inizio chi fosse Putin.
Gli ucraini hanno sorpreso, loro pensavano di trovare il popolo con bandiere russe e fiori, noi ora facciamo un cocktail firmato che chiamiamo cocktail di bandiera, un cocktail di molotov. I civili ne stanno preparando e li buttano contro i russi ognuno combatte a modo suo.
Oggi sono venuta qua perché è quello che posso fare, credo che ognuno di noi deve fare qualcosa. Se cade l'Ucraina il mondo intero ha fallito. Tutti stanno perdendo, i grandi fornitori rimarranno senza grano ucraino. I politici europei e mondiali dovrebbero essere più decisi. Se cade l'Ucraina è l'inizio della fine. I russi sono disposti a usare anche il nucleare, sono a Chernobyl, e se arrivano a Zaporiƒja, la centrale più grande d'Europa (la quinta al mondo ndr) cosa potrebbe accadere? Non hanno scrupoli, Putin lo ha detto: il resto del mondo andrà all'inferno, noi in paradiso. Lui è convinto, molti russi no. Ai miei figli e a tutti gli ucraini voglio ricordare che noi abbiamo sempre combattuto e avevamo la forza di vincere, bisogna essere orgogliosi di essere ucraini e fare il possibile».

Anna frequenta la terza media, ha parlato a scuola di ciò che sta accadendo: «Le insegnanti mi hanno chiesto di parlare. Alcuni compagni hanno scherzato, ci sono rimasta male. Ma per fortuna molti hanno capito».
Decisa e combattiva anche Ulyana Hutsman: «Io vivo da oltre venti anni in Italia, sono cittadina italiana, ma parte della mia famiglia è lì. Ci sentiamo costantemente. Nessuno di loro ha pensato di andar via. Difendere e combattere», accanto a lei un'amica «Sto pensando io di partire e rientrare». «Molti di noi hanno famiglia qui spiega Ulyana Stiamo cercando di organizzare anche sostegno a distanza. La gente scappa in campagna per rifugiarsi, stanno nei rifugi sotto terra».

«Noi siamo una popolazione fortissima, siamo nazionalisti, come si fa a dire che siamo nazisti se il nostro presidente è ebreo - tuona Tetyana -. L'Ucraina è una terra meravigliosa. Ci sono luoghi molto ricchi. Nessuno vuole lasciare la sua casa e la sua terra, nessuno fuggirà. Noi non fuggiamo. Quando le cose si sono messe male a Leopoli la fabbrica della birra (la birra di Leopoli è più antica della Guinness ndr) ha iniziato a svuotare i contenitori che sono diventati recipienti per molotov. La gente scende per strada a mani nude. Mia madre ha più di 70 anni, le abbiamo detto che saremmo andati a prenderla, lei mi ha risposto "Che vengo a fare, stiamo vincendo!". Ed è così, vinceremo, serve tutto il sostegno necessario, l'America lo sta facendo. I russi minacciano con il nucleare ma anche loro hanno parecchi interessi economici e un disastro non servirebbe a nessuno». Storie che raccontano di un popolo che ha tanto da insegnare. Ieri sera la comunità si è ritrovata a San Giovanni per una veglia di preghiera.