Non delle singole condotte isolate e occasionali ma un vero e proprio «sistema di mercificazione della res publica» all'interno del Comune di Sabaudia. Queste le conclusioni cui è giunto il giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota e che vengono riportate nell'ordinanza dispositiva di misure cautelari eseguita lunedì mattina dai carabinieri con l'operazione "Dune".
Al centro dell'inchiesta fatti che, secondo la Procura, configurerebbero per lo più turbative d'asta, falso e corruzione, ossia le ipotesi di reato che – a vario titolo – vengono contestate agli indagati. A finire sotto la lente degli investigatori, che hanno avviato un'attività d'indagine a partire dal tentato incendio ai danni del Parco, non solamente la gestione del demanio marittimo, ma anche e soprattutto la tappa della Coppa del Mondo di Canottaggio e, in relazione a quell'evento, i numerosi affidamenti per i lavori che sono stati eseguiti.

Proprio per la gara d'appalto per la realizzazione del campo di gara, tra le persone coinvolte c'è Fabio Minotti di Frosinone, funzionario del Comune di Sabaudia e responsabile unico del procedimento. La gara viene aggiudicata anche se la ditta vincitrice non era "amica". Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la sera dell'Immacolata del 2019 il sindaco Giada Gervasi e il direttore del comitato organizzatore Luigi Manzo decidono di far revocare da Minotti «il procedimento di gara che vedeva aggiudicataria la ditta Dea Costruzioni srl invece della prescelta Marine Building & Service srl dell'imprenditore Giuseppe Pellegrino che risultava titolare della ditta Mabes, protagonista delle successive turbative d'asta, sempre per la realizzazione del campo di gara». Il 19 dicembre 2019 Fabio Minotti revoca la gara.

L'attività d'indagine che è stata svolta dalla Procura, delegata ai carabinieri, secondo il gip «ha consentito di mettere in luce l'esistenza di un consolidato e produttivo apparato clientelare tra i dipendenti del Comune di Sabaudia e una serie di imprenditori privati. Come visto, al vertice di tale sistema criminoso –scrive il gip –si colloca il sindaco Giada Gervasi, attorniata da soggetti che ricoprono anch'essi posizioni apicali all'in terno della Giunta comunale, quali assessori, dirigenti e consiglieri». I dipendenti e gli altri pubblici ufficiali indagati, insomma, avrebbero utilizzato le rispettive posizioni per dare vita a «un sistema di mercificazione della res publica» che verosimilmente, secondo il gip, perdurerebbe da anni all'interno del Comune.

Il giudice, nel valutare le esigenze cautelari, ha tenuto conto sia del fatto che i pubblici dipendenti sono ancora in carica, così come gli amministratori (il sindaco lunedì ha rassegnato le dimissioni), ma anche delle prossime elezioni amministrative che si terranno tra qualche mese. Un dettaglio non irrilevante poiché Gervasi si sarebbe con molta probabilità ripresentata con la compagine civica. Qualora rieletti, per il gip, gli indagati avrebbero potuto «continuare indisturbati a tenere le condotte illecite analoghe a quelle loro già contestate».