Niente neve, niente turisti. Fa male constatarlo, ma è così. A soffrirne il centro montano di Picinisco che, con le scarse precipitazioni nevose di cui sono vittime le cime dei monti che lo circondano, registra una fuga dei turisti dalle conseguenze nefaste, almeno sul piano dell'economia del paese. «Siamo andati nella località di Prati di Mezzo, ma oltre a non trovare neve, c'erano le strutture ricettive chiuse», lamenta una famiglia del Napoletano salita fino a Picinisco per godere delle bellezze reclamizzate sui vari social.

«Con dispiacere abbiamo lasciato il paese per continuare il fine settimana a Pescasseroli», è stata la loro decisione, amara per Picinisco e la sua economia che arranca in un momento che deve fare i conti anche con la pandemia. Ma le scarse nevicate stanno lasciando il segno sul comparto turistico non solo di Picinisco, ma anche su tutto il territorio del versante laziale dei monti della Meta: le cime fino ai duemila metri sono praticamente sgombre di neve, ne restano solo tracce più o meno copiose, sul massiccio della Meta (2.242 metri) e nient'altro.

Eppure, le prime nevicate dell'autunno inverno 2021-22 caddero addirittura intorno al 10 ottobre scorso, facendo presagire che la stagione si stava incamminando verso un inverno da ricordare. Per gli aspetti negativi, però. Ora, agli operatori turistici ed economici non resta che sperare nelle prossime settimane per cercare di rimettere in piedi una stagione che, finora, è andata storta. E con loro l'amministrazione comunale che ha cercato di presentare la località di Prati di Mezzo in piena forma, soprattutto mettendo a disposizione dei turisti le sue strutture ricettive e sportive.

Nelle scorse settimane era in programma la verifica da parte dell'Ustif del traino delle funi dei sistemi di risalita nonché l'assegnazione della gestione dell'area sciistica di Prati di Mezzo. «L'intento della mia amministrazione è quello di affidare la gestione non solo per qualche mese, ma per qualche anno», aveva detto il sindaco Marco Scappaticci. L'unica cosa certa, invece, è che il versante abruzzese del massiccio della Meta non perde colpi, mentre quello laziale arranca nel suo isolamento.