Non si è rassegnato alla fine della loro relazione.
Ma non si è fermato qui. Ha infierito con accuse infamanti e denigratorie contro la sua ex dipendente e anche contro i titolari dell'azienda dove la donna aveva trovato lavoro. Uno stalker senza freni, le cui minacce e azioni hanno reso la vita difficile a diverse famiglie. E che ora dovrà pagare il suo conto con la giustizia, un conto pesante come la sentenza del Tribunale di Frosinone che l'altro ieri lo ha condannato. Si tratta di un noto imprenditore di Castelliri, C. F., cinquant'anni, titolare di un'avviata azienda.

Il giudice monocratico Silvia Fonte Basso lo ha condannato a due anni di reclusione, senza il beneficio della sospensione della pena, e al risarcimento dei danni, di una provvisionale di 10.000 euro e delle spese processuali e di costituzione di parte civile. Era finito sotto processo con l'accusa di atti persecutori commessi sin dal 2013 nei confronti di due noti imprenditori del capoluogo (Paolo Salati e Maria Grazia Nunnari, titolari delle aziende Green World Solutions Srl, Print-It Srl e altre), che si sono costituiti parti civili tramite l'avvocato Giuseppe Follaro.

Stando alle risultanze del processo, l'uomo aveva iniziato a perseguitare i due imprenditori frusinati dopo che una sua ex dipendente, con la quale aveva allacciato una relazione sentimentale, lo aveva lasciato e aveva iniziato a lavorare per una delle aziende delle due vittime. A queste ultime aveva chiesto di licenziare la sua ex dipendente e, visto che ciò non era avvenuto, aveva iniziato a perseguitarli con minacce indirette di lesioni personali e con la creazione di falsi profili Facebook attraverso cui aveva diffamato i malcapitati pubblicando accuse di ogni genere e di condotte infamanti.

Dopo la denuncia dei fatti, su disposizione del pubblico ministero Barbara Trotta, al cinquantenne vennero sequestrati i computer aziendali e i telefoni nella sua disponibilità dai quali, nonostante il ripristino delle impostazioni di fabbrica che l'uomo aveva sempre effettuato per cancellare le tracce dei messaggi, una perizia disposta dal pm aveva rinvenuto un autoscatto che l'imputato aveva scattato inavvertitamente mentre pubblicava i post diffamatori su uno dei profili falsi che aveva creato. Un'immagine che lo ha inchiodato alle sue responsabilità. Già in precedenza l'uomo era stato condannato dal Tribunale di Cassino, sempre per il reato di stalking, nei confronti della sua ex dipendente.