La morte di Gloria Pompili è stata provocata a seguito della situazione gravissima in cui versava, dovuta alle selvagge e durature vessazioni a cui la donna è stata sottoposta dai due imputati». Lo scrivono i giudici della Corte di Cassazione nelle motivazioni che hanno portato alla conferma della condanna a venti anni diventata definitiva per i due imputati: Loide Del Prete, zia della vittima, e il convivente di lei all'epoca dei fatti, Saad Mohamed Elesh Salem, accusati di aver ucciso la giovane frusinate di 23 anni, morta davanti ai figli una sera d'agosto del 2017 in una piazzola di sosta a Prossedi.

In auto, nel tragitto da Nettuno alle porte di Frosinone, Gloria era stata picchiata e poi era morta. Quasi un anno fa i legali degli imputati avevano impugnato la sentenza della Corte d'Appello in Cassazione e in questi giorni i magistrati della Suprema Corte si sono pronunciati con la sentenza, depositando le motivazioni. I familiari di Gloria si sono rivolti agli avvocati Luigi Tozzi e Marco Maietta 

«Le condotte degli imputati costituiscono l'antecedente causale dei fatti violenti che portarono alla morte la donna», hanno aggiunto il Presidente Giorgio Fidelbo e il consigliere estensore Pietro Silvestri, che hanno dichiarato inammissibili i ricorsi. «La sentenza non può essere annullata in base a prospettazioni alternative che si risolvano in una rilettura orientata degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione. I giudici d'Appello hanno fornito una prospettazione analitica ed autonoma».

Nelle motivazioni i magistrati della Cassazione hanno parlato anche dei due figli della vittima, due bambini piccoli che hanno assistito all'omicidio della madre mentre erano in auto insieme ai due imputati. Il contesto familiare in cui è nata la vicenda umana e giudiziaria della giovane frusinate è chiaro. «Gloria Pompili e i due figli vivevano con gli imputati nella stessa casa, da essi dipendevano ed erano in condizioni di assoluta ed incondizionata soggezione nei loro confronti e di evidente nullificazione della personalità». La Corte di Cassazione ha sottolineato che i giudici di merito con motivazioni puntualissime hanno ricostruito i fatti e valutato attentamente le prove».

Lo scorso undici maggio i giudici della Corte di Cassazione avevano dichiarato inammissibili i ricorsi dei due imputati, presentati dagli avvocati Marsiglia e Crialesi, e la condanna a vent'anni e un mese di reclusione era stata confermata. Gloria Pompili rappresentava una fonte di guadagno. Le motivazioni anche dei giudici della Corte d'Appello contestualizzano il drammatico quadro in cui è maturato l'omicidio.
«Sono tristemente eloquenti le immagini del cadavere martoriato», avevano osservato i giudici. Restano gli occhi spenti dalla paura di Gloria Pompili, il volto scavato, il fisico esile, la voglia di ribellarsi che si scontra con la dolorosa scelta di fermarsi un attimo prima per tutelare i figli. A distanza di oltre quattro anni da quella sera di fine estate, la vicenda umana e giudiziaria si è definitivamente conclusa.