Condannato per usura ed estorsione, assolti dall'usura gli altri due coimputati. Si è chiuso così il processo a carico di tre persone, rinviate a giudizio ad aprile 2019.
Il tribunale collegiale di Frosinone, presieduto dal giudice Marta Tamburro, ha condannato a 3 anni e 2 mesi Silvio Sinisi, 72 anni di Fumone, difeso dall'avvocato Rosario Grieco, per il quale l'accusa aveva chiesto 6 anni.

L'uomo è stato condannato per tre capi d'imputazione di usura e uno di estorsione, mentre è stato assolto da un quarto episodio di usura. Assoluzione per non aver commesso il fatto dalle accuse di usura per Stefano Antonucci, 52 anni, di Frosinone e Danilo Cecchetti, 32, di Fumone, difesi dagli avvocati Giampiero Vellucci e Luigi Tozzi.

La principale vittima era un agente assicurativo di Alatri, che ha denunciato di esser stato costretto a pagare interessi dal 209% al 304% annuo. Stando alle accuse, Sinisi, tra il 2015 e il 2016, gli avrebbe prestato prima 3.000 euro, ottenendo a garanzia, un assegno di 3.750 euro e «comunque per l'accusa 25 euro ogni 100 euro prestati mensilmente» con un interesse annuo del 304,67%.

Poi per la procura di Frosinone in cambio di 2.500 euro avrebbe praticato un interesse annuo del 294,35%. Per altri prestiti da 2.000 euro, la vittima avrebbe consegnato assegni, alcuni in sostituzione dei precedenti, con interesse tra 294 e 304%. In base alle indagini, avendo l'assicuratore versato solo gli interessi sarebbe scattato un «piano di rientro accettato dalla vittima che prevedeva la restituzione della somma di 60.000 euro a fronte di un debito di 35.000» in 5anni, con il pagamento di 60 rate da mille euro per un tasso del 23%. A Sinisi era contestato il reato di estorsione per le minacce subite dall'alatrense perché pagasse.
Contestati sempre al Sinisi altri due fatti di usura ai danni di altrettante vittime costrette a versare interessi tra il 35 e il 365% annuo. Per un ulteriore episodio di usura è scattata l'assoluzione perché il fatto non sussiste.

Assolti per non aver commesso il fatto Antonucci, ritenuto dal pm collaboratore dei Sinisi, e Cecchetti, cui era contestato l'aver accompagnato Sinisi agli incontri con le persone offese per la riscossione.