La notizia, battuta dalle agenzie di stampa ieri di buon mattino, ha fatto il giro del paese in una manciata di minuti. Stupore e incredulità, rimbalzati di bocca in bocca e sui social per commentare quanto accaduto al generale Fabrizio Lisi, 68 anni, pluridecorato ufficiale superiore della Guardia di finanza, molto conosciuto e stimato a Strangolagalli insieme a tutta la famiglia. C'è anche il suo nome, infatti, tra i destinatari degli arresti domiciliari disposti dalla Procura della Repubblica di Napoli, ordine eseguito proprio ieri mattina. Con Lisi, generale della Guardia di Finanza in pensione e imprenditore, il Ros partenopeo ha arrestato anche Roberto Penna, già sostituto procuratore a Salerno poi trasferito a Roma, l'avvocato salernitano Maria Gabriella Gallevi, legata sentimentalmente al magistrato, e gli imprenditori Umberto Inverso e Francesco Vorro, considerati i principali referenti di un consorzio di levatura nazionale composto da oltre novanta imprese: il "ReseArch", del quale Lisi presiede l'organo di vigilanza.

Proprio sugli affari del consorzio e su una presunta attività corruttiva per ottenere benefici per le aziende associate si fonda l'in chiesta avviata dalla Procura partenopea circa un anno fa su iniziativa dei pm Antonella Fratello e Antonello Ardituro e coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio con il procuratore capo Giovanni Melillo, indagini affidate ai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros) di Napoli. I reati contestati a vario titolo agli arrestati sono quelli di corruzione per l'esercizio delle funzioni, per atto contrario ai doveri d'ufficio e in atti giudiziari, oltre che induzione indebita a dare o promettere utilità. L'indagine in questione balzò agli onori della cronaca nel gennaio 2021, quando si seppe dell'iscrizione nel registro degli indagati del procuratore Penna, che chiese subito di essere trasferito da Salerno. Cosa che ottenne, spostando sia Roma come magistrato di sorveglianza.

Il suo nome divenne celebre soprattutto per la vicenda giudiziaria che coinvolse Vincenzo DeLuca; fu Penna infatti a istruire l'inchiesta che portò alla condanna in primo grado per abuso d'ufficio del governatore della Campania, poi assolto in appello e in Cassazione. L'estate scorsa gli uomini del Ros eseguirono a suo carico una perquisizione, così come per gli imprenditori associati al consorzio "ReseArch", tra questi anche il generale Lisi, ex comandante della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di finanza de L'Aquila. Secondo quanto si è appreso, l'ipotesi investigativa che ha condotto alle misure cautelari per i cinque indagati è che, in cambio di incarichi professionali per la sua compagna Maria Gabriella Gallevi, Penna avrebbe fornito ai tre imprenditori coinvolti nella stessa inchiesta informazioni riservate su alcuni procedimenti giudiziari che li riguardavano.

Sempre stando all'ipotesi formulata dalla Procura di Napoli, Lisi, Inverso e Vorro contavano sull'appoggio del procuratore di Salerno per evitare provvedimenti prefettizi, come le interdittive antimafia che avevano già colpito alcune aziende del maxi consorzio. Da qui l'accusa a vario titolo nei confronti dei cinque indagati di corruzione per l'esercizio delle funzioni, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. E questo perché Penna avrebbe fornito informazioni riservate ai tre imprenditori, in particolare sui procedimenti penali relativi ad alcuni abusi edilizi, e avrebbe omesso di procedere in cambio dell'affidamento di incarichi legali per la sua convivente.
Nel decreto di perquisizione dell'estate scorsa sono riportati alcuni incontri tra Penna e gli imprenditori, avvenuti all'inizio di gennaio 2021 nell'ufficio del pubblico ministero. Secondo l'accusa vi presero parte Vorro e Inverso, considerati i veri dominus del consorzio "ReseArch", attivo nel campo dei lavori pubblici, e l'avvocato Gallevi.

La sede del consorzio era stata spostata a Salerno per via di alcune interdittive antimafia a Napoli. Così il consorzio, per "ripulire" la sua immagine, aveva attribuito al generale Lisi la guida dell'organo di controllo. Durante uno degli incontri si sarebbe "di scusso della possibilità della Gallevi di procurare buoni uffici al Consorzio presso la Prefettura di Salerno, anche per la stipula di un protocollo di legalità, nonché di avere la disponibilità di funzionari della Prefettura per ottenere notizie utili alla tutela degli interessi delle società consortili".