Ricorrono oggi i dieci dell'inizio della grande nevicata che colpì Frosinone. Era il 2 febbraio del 2012. Una novantina i centimetri che caddero quella notte e nei giorni successivi e che provocarono tra gli altri i crolli del conservatorio musicale di Frosinone, della vecchia copertura della tribuna dell'allora stadio Casaleno e della volta del palasport di Ceccano.
Per uno strano scherzo del destino, a dieci anni da quell'evento la Corte d'appello di Roma ha confermato l'assoluzione già decisa in primo grado dei tecnici finiti sotto accusa. Il processo ha interessato il cedimento della copertura del corpo C del Licinio Refice avvenuto a seguito dell'abbondante nevicata. In appello erano stati chiamati a difendersi quattro dei cinque imputati sotto processo davanti al giudice monocratico del tribunale di Frosinone, che li aveva tutti assolti, il 16 novembre del 2017.
La procura, infatti, aveva impugnato le assoluzioni di Luigi Gaetani, 65 anni, di Veroli, architetto redattore del progetto delle opere in carpenteria metallica della copertura e della relazione di calcolo delle strutture metalliche, di Mario Cretaro, 68, di Veroli, direttore di cantiere, di Alberto Accinni, 71, di Patrica, progettista e direttore dei lavori, di Antonio Trento, 64 anni, di Frosinone collaudatore delle opere. Che sono difesi dagli avvocati Mario Di Sora, Vittorio Vitali, Massimo Cocco, Antonio Perlini e Giampiero Quadrini.
Il procuratore generale della Corte d'appello Tonino Di Bona aveva chiesto la riforma della sentenza e quindi le condanne. La Corte (presidente Anna Maria Contillo, a latere Ilaria Solombrino e Maria Elena Mastrojanni) aveva risentito anche il consulente della procura Remo Calzona, il quale aveva sempre insisto per i difetti costruttivi dell'opera, ma era contrastato dai periti di parte (di avviso opposto) al termine dell'udienza, ha confermato la decisione di primo grado, mandando di nuovo assolti progettista, direttore dei lavori, collaudatore e direttore di cantiere.