Inchiesta sui brogli elettorali a Piedimonte, si torna in aula a maggio per ascoltare altri sei o sette testimoni della pubblica accusa.

Ieri è terminata l'escussione del commissario della Polizia di Stato Crescenzo Pittiglio (esame e controesame) che condusse le indagini e che si è soffermato su tabulati telefonici relativi alle chiamate degli imputati e sulle autentiche delle dichiarazioni allegate al ricorso proposto al Tar.

L'inchiesta è quella aperta sulle schede elettorali "segnate" nella passata tornata amministrativa a Piedimonte: quadrati, triangoli e croci su circa 80 schede, si disse inizialmente. Segnali criptici che avrebbero sostanziato il ricorso al Tar, poi al Consiglio di Stato (estinto).

Da questo filone prese impulso l'attività investigativa del Commissariato, coordinato dal pm Bulagrini Nomi.
Una vicenda in cui furono coinvolti l'ex candidato sindaco Urbano, il funzionario dell'ufficio elettorale Spiridigliozzi e due rappresentanti di lista, Cancanelli e Salvatore. Gli avvocati Di Bona, Malafronte, Ranaldi, Cerrito, Troiano e Di Mascio sono agguerriti.