Il D-day era fissato il 16 novembre del 2021: doveva essere quello il giorno in cui sarebbe partita a pieno regime la produzione del suv Grecale della Maserati nello stabilimento di Cassino. Lo start è stato poi rinviato al primo trimestre del 2022, verosimilmente al mese di marzo. Ma in fabbrica ancora non si stanno producendo i modelli pre-serie e tutto fa pensare che ci sia uno slittamento. Il segretario provinciale della Fiom-Cgil Donato Gatti, nel corso dell'iniziativa "Safety car" che si è svolta ieri "Al Boschetto" con i delegati dello stabilimento Stellantis e delle fabbriche dell'indotto, ha confermato che per il Tridente ci sarà ancora da attendere: «Slitterà di qualche mese, non abbiamo ancora l'ufficialità della partenza. Si diceva, prima del 2022, che sarebbe partito a febbraio o marzo ma non so se riusciremo a farlo».
All'evento terza tappa di un tour nazionale che ha preso il via lunedì scorso ha partecipato anche il segretario nazionale della Fiom-Cgil Michele De Palma che tracciando un bilancio del primo anno di Stellantis ha evidenziato: «In alcuni periodi del 2021 Stellantis è riuscita addirittura a battere Volkswagen sul mercato.
C'è un piccolo problema: che queste auto in più che sono state vendute non sono state prodotte nel nostro Paese. Un esempio di questo è proprio Cassino che nell'anno appena trascorso ha avuto 95 giorni di fermo e ha perso quasi 1.200 lavoratori producendo circa 380 vetture giorno: 125 Giulia, per il resto a trainare c'è solo Stelvio con l'uscita di produzione di Giulietta. Per questo abbiamo la necessità di un piano che affronti alla radice il futuro degli stabilimenti Stellantis e il futuro dell'automotive in Italia».
Proprio ieri mattina, mentre la Fiom era riunita con tutti i delegati degli stabilimenti, è giunta la notizia che oggi, causa mancanza di centraline e semiconduttori, i cancelli dello stabilimento Stellantis resteranno chiusi.
La situazione è insomma preoccupante e i delegati della Fiom hanno evidenziato: «È necessario partire dalla realtà. Il piano industriale di Fca del 2018 non ha raggiunto l'obiettivo della piena occupazione per l'assenza di investimenti per nuovi modelli innovativi: la conseguenza per i lavoratori è stato un costante aumento dell'uso degli ammortizzatori sociali fino ad arrivare a fermate collettive con una grave perdita in termini di salario e di ratei (ferie, permessi, premio) in particolare per le lavoratrici e i lavoratori "fragili", in tutti i siti produttivi, negli enti centrali e nelle aziende della componentistica».
Michele De Palma e Francesca Gentili, segretaria della Cgil di Frosinone e Latina, hanno quindi snocciolato i numeri: «Il 2021 si è aperto con la nascita del Gruppo Stellantis, quarto produttore mondiale che conta circa 300.000 dipendenti nel mondo e 47.000 in Italia.
Fca è arrivata alla fusione conseguendo risultati positivi, in termini produttivi, occupazionali ed economici, quasi esclusivamente nel mercato americano e con criticità nell'area Emea. I dati positivi, economici e produttivi, dei primi trimestri del 2021 di Stellantis in Europa, infatti, sono dovuti essenzialmente dalla produzione e dall'immatricolazione di veicoli a marchio Peugeot e Citroen.
In questi anni l'assenza di politiche industriali sul settore del nostro Paese, l'insufficienza degli investimenti pubblici e privati per affrontare i cambiamenti L'iniziativa "Safet y car" che si è svolta ieri "Al Boschetto" col segretario nazionale, i delegati dello stabilimento e delle fabbriche dell'indotto del mercato in particolare sulla guida autonoma, sulle motorizzazioni elettriche e sui servizi legati alla mobilità, hanno determinato una dissaturazione degli impianti che si è fatta sempre più marcata. La produzione nazionale di autoveicoli è passata da oltre 1 milione nel 2017 a 778.000 nel 2020, anche, per scelta di Fca di cessare la produzione di modelli mass market come Punto, Giulietta e Mito che garantivano volumi produttivi difficilmente raggiungibili con i modelli dei segmenti più alti. Le interlocuzioni con il Governo e con la Regione sono aperte per affrontare il complesso fenomeno della transizione. Chiediamo la massima attenzione e capire se c'è possibilità di attivare investimenti dedicati al settore».